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andare
all’opera
Dominata dall’harmonium su cui il
compositore ha finito l’orchestrazione
di Parsifal durante la sua permanenza
al Grand Hôtel et des Palmes, la mostra
Wagner a Palermo curata da Sergio
Troisi, con l’allestimento di Roberto Lo
Sciuto e il coordinamento di Marida
Cassarà, si affida a bozzetti di scena,
figurini e costumi, fotografie e manifesti
per documentare la presenza delle opere
del maestro tedesco al Teatro Massimo.
Collocato al centro della Sala Pompeiana,
lo strumento donato dall’albergo al Museo
del Teatro, è circondato da bozzetti di
scena e figurini di alcuni allestimenti
wagneriani prodotti dal 1955 al 2004. A
ricordare lo stretto legame con l’ultimo
capolavoro wagneriano e la città siciliana,
l’esposizione prende il via con i bozzetti che
Nicola Benois realizzò per l’unica edizione
di Parsifal rappresentata al Massimo (nel
1955 con la direzione di Tullio Serafin, che
in locandina figura anche come regista, e
con Ramon Vinay nel ruolo del titolo). Il
percorso espositivo offre poi la riscoperta
dei lavori scenografici di autori come
Friedrich Schramm, Enzo Rossi, Veniero
Colasanti, John Moore, Cesare Maria
Cristini, Wolf Muenzer e Gianni Carluccio.
Il viaggio wagneriano impegna la vista e
l’udito, visto che negli spazi della mostra
viene diffusa una selezione del materiale
d’archivio del Teatro. Dopo un primo
periodo fra gennaio e marzo, Wagner
a Palermo tornerà a essere allestita da
settembre a dicembre, in coincidenza
con le rappresentazioni di Siegfried e
Götterdämmerung che chiudono il Ring
palermitano, tagli permettendo.
wagnerite
in mostra
La sala a ferro di cavallo si sviluppa in cinque ordini di palchi e galleria. La
decorazione della sala, costituita da elementi in legno e in stucco rivestiti di oro
zecchino e da delicate pitture dei palchi, raffiguranti puttini, fiori e frutta, canestri e
maschere teatrali, è opera di Salvatore Valenti.
Il soffitto è frutto della fantasia di Rocco Lentini che ideò e dipinse una grande
ruota a raggi dorati suddivisi in trapezi mobili di tela dipinti con figure allegoriche
femminili realizzati da Ettore De Maria Bergler (che firma anche il trionfo centrale
della musica), Michele Cortegiani e Luigi Di Giovanni. I trapezi sono mobili per
consentire l’aereazione naturale della sala.
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