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   FOCUS
Carmen al cubo
Il capolavoro di Bizet nella regia delle regie di Franco Zeffifirelli. All’Arena di Verona il
Maestro rivive in una sintesi delle sue precedenti produzioni. E il pubblico torna al completo
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“U
mondo, come si torna al lavoro a pieno regime?
“In realtàà non ci eravamo mai fermati, nemmeno negli anni piùù duri della pan- demia. Nel 2020 abbiamo organizzato concerti per 1.000 persone, diventate poi 3.000. L’anno scorso èè tornata l’o- pera, anche se con pesanti limitazioni dovute al distanziamento, che ha pena- lizzato sia i tecnici sia gli spettatori. Ora tutto èè tornato davvero come prima: 13.500 spettatori, il massimo possibile, e 1.200 lavoratori dietro le quinte”.
Il titolo forte di quest’anno?
“Abbiamo scelto di inaugurare con una nuova Carmen fifirmata da Fran- co Zeffifireli. Nuova, perchéé saràà una sintesi defifinitiva delle sue Carmen precedenti, rispettando la sua volontàà. Vedremo qualcosa che non abbiamo mai visto prima. Questa Carmen saràà il meglio delle diverse intuizioni del Ma- estro, forse l’esperienza visiva inedita e defifinitiva di questo capolavoro». Come siete riusciti a fare una “sin- tesi” di Carmen?
“Siamo partiti dalla prima produ- zione di Zeffifirelli. Era il 1995, il suo debutto in Arena e il mio nel ruolo di Micaela. Il Maestro, vero uomo
del Rinascimento, che amava dise- gnare ogni dettaglio dei suoi progetti partendo dal foglio bianco, lo riprese piùù volte aggiungendo ulteriori spun- ti, fifino al 2016. Nel 2019, proprio nei giorni in cui ci lasciòò, presentammo la sua ultima Traviata. ÈÈ da allora che non abbiamo piùù potuto offrire un nuovo allestimento. Sono conten- ta che tocchi ancora a lui. Fui io, giàà negli anni Ottanta, a dire a Zeffifirelli: vieni in Arena, èè il posto per te. Lui ri- spondeva che era troppo diffificile. Alla fifine qui ha fifirmato sette produzioni”. Segni particolari dell’allestimento? “Abbiamo ripristinato la grande compagnia di flflamenco spagnola. Sul palcoscenico vedremo fifino a 450 per- sone contemporaneamente. E poi il cast. Dirigeràà Marco Armiliato, nuo- vo direttore musicale del Festival, con le Carmen di Cléémentine Mar- gaine, J’Nai Bridges, Elina Garančča, che sono fifiera di accogliere in Arena per la prima volta, e Yulia Matochki- na affifiancate dai Don Josèè di Brian Jagde, Roberto Alagna e Vittorio Grigolo, con gli Escamillo di Luca Micheletti e Claudio Sgura”.
Altre date da non perdere?
“Abbiamo di nuovo Anna Netrebko in Turandot e il debutto in Arena di Ludovic Téézier, il 30 luglio e il 6 ago- sto in Traviata. Su oltre 100 artisti di livello internazionale, 35 sono al de- butto in Arena”.
E per il 2023?
“Saràà il 100° Festival e vogliamo fe- steggiarlo presentando i titoli che qui hanno avuto piùù successo. Avremo 50 serate, compreso il concerto stra- ordinario dell’Orchestra e Coro della Scala con Riccardo Chailly. E ci saràà anche una nuova Aida”.
99° Arena Opera Festival
Verona, Arena, fifino al 4 settembre
no spettacolo cosìì non lo vedremo mai piùù”, si dice-
va a Verona nell’estate del 1900, dopo il grandioso ballo Pietro Micca di Romualdo Marenco, allesti- to in Arena su un palcoscenico di 32 metri con enormi lampade ad arco e gran dispiego di danzatori. Pronosti- co pessimista, perchéé nel 1913 il de- stino artistico dell’anfifiteatro romano - che giàà nell’800 aveva ospitato di tut- to e di piùù, dalle tauromachie ai lanci di mongolfifiere, dalla prosa agli spet- tacoli di Buffalo Bill - veniva segnato per sempre dalla prima Aida diretta da Tullio Serafifin per il centenario ver- diano. Giàà in quell’occasione l’Arena fece l’Arena, richiamando spettatori da tutto il mondo, compreso un gio- vane inviato praghese di nome Franz Kafka, sistemato accanto a Puccini, Mascagni e Boito. Da allora, tolti gli anni delle due guerre mondiali, le luci in piazza Bra si sono sempre accese: nemmeno il terribile 2020 èè stato ca- pace di spegnerle, anche se i grandiosi apparati scenotecnici torneranno dav-
vero solo quest’anno.
Cecilia Gasdia, da sovrintendente del teatro d’opera piùù grande al
  Ph Ennevi