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il contesto storico
perché gli scandali e la condotta raramente virtuosa degli uo-
mini di chiesa cinquecenteschi avevano fatto levare numerose e
forti le voci della critica e del dissenso, alimentando una crisi di
credibilità cui era indispensabile reagire. Tutto andava riveduto
e corretto, a cominciare dal linguaggio – da restaurare secon-
do i principi della retorica classica (un «atelier culturale della
Controriforma», della nuova oratoria sacra, secondo lo storico
Marc Fumaroli). La fede andava rinvigorita di nuovo fervore
e Carlo se ne incaricò divenendo il “campione” dell’esercizio
spirituale, lottando per promuovere la spoliazione suprema fi-
nalizzata alla fede.
n
Ombre e luci
Da questo sforzo di
restaurazione ben poco
veniva risparmiato: il
folklore carnascialesco
venne drasticamente ri-
dotto, al bando il ballo e
gli spettacoli profani, più
nulla di secolare doveva
penetrare nello spazio
sacro. Non si perdeva
occasione, nella Milano
del secondo Cinquecen-
to, per condannare le
«opere di notte», le «cra-
pule e i banchetti», l’im-
pudicizia e «i desiderii
carnali», tutto si volgeva
in «perpetua penitenza»,
«in orazioni, in lagrime,
in rendimenti di grazie».
Secondo lo storico Dani-
lo Zardin «la fede di san
Carlo era una fede del
San Carlo
Borromeo
in
un santino
seicentesco.