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antiqua
rebbe stato colpito nuovamente nel 1630, quando cardinale era
Federico Borromeo, cugino di Carlo. La medicina dell’epoca era
sostanzialmente impotente contro la peste e l’unico strumento per
limitare il contagio era l’isolamento degli ammalati in luoghi lon-
tani dal centro abitato, spingendo chi poteva ad allontanarsi dalla
città e relegando i cittadini contagiati nei cosiddetti “lazzaretti”.
A Milano, l’area dell’isolamento era compresa tra le attuali via
Lazzaretto, via San Gregorio, corso Buenos Aires e viale Vittorio
Veneto. Naturalmente le condizioni igieniche paradossali (secon-
do i canoni attuali) di questi luoghi non favorivano affatto la gua-
rigione ma spesso peggioravano la virulenza e la pericolosità del
morbo. In questo scenario, in una
Milano dalla quale il governatore
spagnolo Antonio de Guzmán si
era allontanato per precauzione,
Carlo Borromeo decise di resta-
re come baluardo di fede, affi-
dando ai cappuccini la gestione
del lazzaretto e adoperandosi
direttamente, sia con l’assistenza
spirituale sia con aiuti materiali
(durante l’inverno, per far fronte
alle difficoltà di approvvigiona-
mento, adoperò le tappezzerie dell’arcivescovado per ricavarne
panni coi quali coprire i malati).
Ulteriore strumento al servizio del fervore e della fede, le
confraternite lombarde, già numerose vennero ulteriormente in-
crementate dal vescovo di Arona. Presenti già a partire dal Me-
dioevo, le confraternite lombarde erano particolarmente atti-
ve come forme di aggregazione di laici devoti che indicava-
no se stesse anche col nome di “compagnie”, “congregazioni” e
“scuole”. AMilano se ne contavano in ogni quartiere. Ciascuna
confraternita era accomunata da un obiettivo (la devozione ad
un santo, a una reliquia ecc.) e si sostanziava in preghiere col-
lettive, processioni, sostegno reciproco e altre attività regola-
te da uno statuto che regolasse anche la circolazione di beni fra
Il San Carlo, il pastore
delle anime, guarda be-
nevolmente, dal “balco-
ne” dei cieli in cui è sta-
to accolto, il suo gregge
di fedeli, che cantano
in coro i suoi “pregi ed
onori”. [Track 16]
Carlo
Borromeo
dipinto
da Giovanni
Battista Crespi,
detto il Cerano
(Madrid, Museo
del Prado).
n
Santini
Immaginette
tipicamente
cartacee e di
piccole dimensioni
che raffigurano un
santo, una santa,
Gesù o Maria, già
presenti prima
dell’invenzione
dei caratteri
mobili da parte
di Gutenberg ma
che, con l’azione
congiunta delle
tipografia e della
Controriforma,
si diffusero
capillarmente
presso i fedeli.