CLASSIC
POST
IL DIRETTORE
RISPONDE
quenti pecche nella qualità dell’in-
cisione, non certo nelle spesso
straordinarie interpretazioni, oltre
che nell’ultra-notorietà delle mu-
siche presentate: di alcuni ne farei
volentieri a meno (ad esempio l’ul-
timo Bach della Tureck); 4) il reca-
pito (abbastanza puntuale) della ri-
vista cartacea nella seconda metà
del mese, che ovviamente limita
molto la fruizione dei calendari di
eventi nel corso del mese di pub-
blicazione. Nel complesso la mia
valutazione è positiva (un quattro
stelle, per adoperare un criterio a
lei noto), per cui penso che rin-
noverò l’abbonamento per il 2014
nella speranza che provveda, se
possibile, a cercare di correggere
le piccole pecche segnalate.
Michele A. Mussari
Caro Michele Mussari,
grazie per la diagnosi (e anche
per il voto finale). Dato che i gior-
nali si fanno pensando ai lettori,
è preziosa. Le recensioni di El-
vio Giudici a volte sono lunghe,
perché quasi sempre riguardano
la complessità e “multimedialità”
del mondo operistico. Pensi che
altri interlocutori le trovano inve-
ce più schiette, “concrete”, della
media. Comunque, incassati i me-
riti, voglio subito passare a quello
che le piace meno. Discutiamo-
ne. Sulla grafica posso rispondere
che è in fase di studio un rest-
yling in sintonia con la progressi-
va riduzione degli sfondi colorati
(questo mese solo due pagine...)
e la leggibilità. E per quanto tro-
vi il “font” dei nostri testi chiaro
ed elegante e l’impaginazione
ariosa ed essenziale, certamen-
te possiamo, dobbiamo, miglio-
rare. Però partendo sempre dal
presupposto, inscritto nel nostro
dna. che le riviste non sono libri,
e non sono fatte solo di parole: il
rapporto tra un testo, il titolo e la
foto, o la collocazione degli stes-
si può dare forza ai contenuti. È
parte integrante e non seconda-
ria del nostro mestiere. Passando
al secondo punto: i cd sono quasi
esclusivamente registrazioni di-
gitali (dagli anni ottanta in poi),
alcune molto recenti, raramente
analogiche (quando l’esecuzione
giustifica l’eccezione alla regola).
Sono un cultore, non un feticista,
dell’audio; ma lo sono ancora di
più dell’interpretazione. Ha sen-
so avere una ripresa audio non
all’altezza dei contenuti musica-
li? Le “novità”, di repertorio o di
suono, eseguite senz’arte ucci-
dono quel che resta della musica
“classica”. Che è “forte” - direb-
be Quirino Principe - non solo per
le note scritte ma anche perché
vive di respiri, fraseggi, domini e
frenesie che solo l’interprete au-
tentico può garantire. L’ingres-
so del pianoforte di Richter nel
Quintetto di Schubert presentato
il mese scorso è inconfondibile
per qualità e pronuncia, quel suo-
no non vorremmo che finisse mai
(e invece quante volte stoppiamo
quel cd che ci annoia e infastidi-
sce senza neanche sapere per-
ché). Le ouvertures di Mendels-
sohn allegate questo mese, sono
un capolavoro di consapevolezza
stilistica e sensibilità, senza Ab-
bado non basterebbe l’hifi per
continuare a farle guizzare. A pa-
rità di condizioni (repertorio poco
usuale e “integrale” e affinità
dell’interprete) sceglieremo sem-
pre quelle più recenti. Terzo: ha
ragione sull’ “ultra notorietà” dei
brani presentati nell’album. È un
modo per bilanciare il repertorio
meno usuale, d’autore ma “late-
rale”, che il lettore trova nel disco
fisico. Ma su questo mi piacereb-
be sentire l’opinione anche di al-
tri lettori. In ogni caso si tratta di
documenti della storia del disco, il
più delle volte dall’audio notevo-
le. Quello delle registrazioni anni
sessanta di Fritz Reiner, pubbli-
cato qualche mese fa, è più vivi-
do, brillante e “realistico” di tante
generiche registrazioni recenti. A
volte, è vero, prevale l’idea di una
testimonianza, di un documento
inedito. Ascoltare, come questo
mese, Claudio Abbado dirigere
e suonare il pianoforte, vale for-
se qualche fruscio in più. Quar-
to: alle inadempienze postali si
può ovviare mandando in stampa
la rivista con largo anticipo (ma
non avreste trovato notizie ag-
giornate su calendari, palinsesti,
né l’ampio speciale abbadiano
che abbiamo progettato “in cor-
sa”, solo recensioni invecchiate
di mesi, che non interessano più
a nessuno); oppure, come abbia-
mo già fatto, garantendo agli ab-
bonati di poter scaricare la copia
digitale e l’album fin da subito
(da
), pri-
ma dell’uscita in edicola, intorno
al 5 di ogni mese e mantenendo
contenuti aggiornati. D’altra parte
dovremmo fare informazione: la
storia della musica... la lasciamo ai
posteri!
Mi piace,
non mi piace
Egregio Direttore,
anzitutto vorrei complimentarmi
per la sua rivista, cui mi sono ab-
bonato per la prima volta nel 2013.
Ci sono arrivato leggendo il libro
di Alberto Mattioli “Anche stase-
ra” pubblicato lo scorso anno che
ho trovato veramente interessan-
te e divertente, un po’ tra il serio
e il faceto sul paludato mondo
dell’opera. Così ho acquistato
qualche numero della rivista che
mi è complessivamente piaciuta.
Dopo un anno di lettura (e ascol-
to degli allegati), vorrei sottoporle
una mia valutazione della rivista,
tra punti di forza e aspetti da mi-
gliorare.
Punti di forza (in ordine di im-
portanza) sono: 1) le recensioni
di cd e dvd, tutte compilate da
esperti del settore, tra cui per la
musica vocale, vorrei sottolinea-
re soprattutto Elvio Giudici, che
però, pur essendo appassionato
da tantissimi anni, non sempre
riesco a seguire bene nei suoi
spesso lunghissimi e complessi
commenti, ma tant’è, questa è
una caratteristica che accomuna
molti critici musicali; 2) l’agilità e
attualità degli articoli contenuti
in “Classic Voice”, con partico-
lare riguardo ad interviste a per-
sonaggi del mondo della musica
classica; 3) la valutazione anche
degli spettacoli dal vivo recensiti
sapientemente da lei stesso e dai
suoi collaboratori.
Punti da migliorare: 1) la grafica,
intesa come caratteri del testo,
sfondi e altro degli articoli sulla
rivista cartacea (come già sottoli-
neato da altri lettori); 2) il cd alle-
gato che contiene brani piuttosto
noti e registrazioni per lo più un
po’ datate (anche di 20 e più anni
fa) che si riflettono in un audio non
sempre impeccabile; 3) il cosiddet-
to “album” da scaricare di incisioni
storiche, anche qui (per quanto ci
si sforzi di presentare registrazioni
stereo degli anni fine 50-60) con fre-