ClassicVoice 177 - page 6

spectator
in scena
L
’Italia ha finito di essere una nazione
che ama l’opera? Se l’è chiesto di re-
cente l’americano “Newsweek”, insie-
me ad altre testate prestigiose. Com’è
possibile che nel Paese che l’ha inven-
tata, l’opera sia in crisi? La situazione è
paradossale e ha incuriosito la stampa
straniera. “L’Italia è l’unica a non essersi
resa disponibile per le dirette cinemato-
grafiche dal Met”, rivela il sovrintenden-
te newyorchese Peter Gelb. “I cinema
italiani ci dicono che non c’è mercato, e
i dati di cui disponiamo confermano che
hanno ragione”. Però tra il 2010 e il 2011
l’Istat certifica che il pubblico dell’opera
ha perso solo l’1,1% delle presenze, as-
sestate su 2,04 milioni di unità in quella
stessa stagione. Insomma gli utenti finali
ci sarebbero, ma non sappiamo attrarli.
È vero: nel Belpaese si spende lo 0,6 per
cento del Pil per ricreazione e cultura
(dati 2011, nel 2009 era lo 0,9). Ma in Ger-
mania è lo 0,8 e in Gran Bretagna lo 0,4.
Dunque Francia a parte (1,4), siamo nella
media. Sempre “Newsweek” stila una
classifica secondo la quale l’Italia, con
19 recite d’opera per milione di cittadini
è al 20° posto, dopo Croazia e Bulgaria
(l’Austria ne fa 149,8). Fa specie anche
il fatto che tranne Scala, Regio di Torino,
Fenice diVenezia eMassimo di Palermo,
tutti le altre dirigenze non riescano a pa-
gare nei termini concordati gli artisti che
ingaggiano. Insomma tutte le colpe sa-
rebbero da addossare a un management
non adatto a governare le crisi, a gesti-
re situazioni problematiche. “L’Opera
è un’arte complessa”, continua Gelb.
“Bisogna creare produzioni tanto coin-
volgenti che il pubblico voglia correre
a vederle; creare un dibattito intorno ed
entrare nel circuito culturale cittadino,
per esempio collaborando con i musei”.
Invece “l’Italia ha mantenuto una classe
dirigente di idioti, che sono andati di te-
atro in teatro perdendo soldi dappertut-
to, come prostitute che cambiano città
prima che la clientela si annoi”, dichiara
un altro testimone.A fare notizia, in tema
di immobilismo, è dunque pure il ritorno
CARTELLONE
RIBALTA
OPERA
pagina 8
Muti torna a Manon
con Anna Netrebko
EVENTI
pagina 10
Le Roman de Fauvel con
Paolo Rossi voce e regia
CONCERTO
pagina 12
Pappano al Parco
con Sol Gabetta
RADIO/TV/SAT
pagina 16
Da Vienna su Radio3
Cilea regia di McVicar
VIAGGI
pagina 18
Sul Danubio a Buda-
pest, rivale di Vienna
Bari
Teatro Petruzzelli
Strauss, Elektra; dir.
Nott, reg. Amelio: 3, 6,
9, 11 feb.
Rimskij-Korsakov,
Prokofiev; ms
Serdyuk, dir.
Rustioni: 5 feb.
Wagner, Debussy,
Scelsi, Musorgskij; cl.
Naglieri, dir. Cohen:
20 feb.
­
petruzzelli.it
Bologna
Teatro Comunale
Puccini, Tosca; dir.
Veronesi, reg. D.
Abbado: 20, 21, 22, 23,
25, 26, 27, 28 feb., 1,
2 mar.
(T. Manzoni)
Ciajkovskij; pf
Romanovsky, dir.
Reck: 5 feb.
Denisov,
Rachmaninov,
Brahms, Prokofiev;
maestro coro Faidutti,
dir. Pérez: 9 feb.
Ciajkovskij,
Gubajdulina,
Rimskij-Korsakov; dir.
Battistoni: 7 mar.
Bolzano
e Trento
Orchestra Haydn
(Auditorium) Haydn,
Spohr, Schönberg;
vl Gorna, dir. e vl
Accardo: 11 feb. (TN,
12 feb.)
Haydn, Ibert, Mozart;
fl. Dainese, dir. Smith:
18 feb. (TN, 19 feb.)
Brahms, Beethoven;
pf Petrushanssky, dir.
Debus: 4 mar. (TN, 5
mar.)
Mozart,Weber,
Mendelssohn; cl.
Widmann, dir. Joel:
11 mar. (TN, 12 mar.)
Catania
Teatro Massimo
Bellini
Britten, Mozart,
Vaughan-Williams,
Elgar; vl Chen, dir.
Tate: 1 feb.
Bach, Ravel, Chopin;
pf Volodin: 9 feb.
Recital; arpa
Langlamet: 28 feb.
Schubert,
Mendelssohn; Trio di
Parma: 7 mar.
­
massimobellini.it
Ferrara
Ferrara Musica
(T. Comunale)
Recital; vc Moreau,
pf Hodique: 2 feb.
Beethoven, Schubert;
bar. Goerne, pf
Schneider: 5 feb.
Haas, Ligeti,
Wiesenfeld, Xenakis;
Mahler Chamber
Orchestra, dir. Engel,
coreogr. Waltz: 21 feb.
(Torrione San
Giovanni) Solisti
della Chamber
Orchestra of Europe:
10 mar.
it
Firenze
Maggio Musicale
Fiorentino
(T. Comunale)
Puccini, Madama
Butterfly; dir. Valcuha,
reg. Ceresa: 6, 8, 9, 11,
12, 13 feb.
Mendelssohn,
Mozart, Sostakovic;
basso Kowaljow, dir.
That’s Opera
Gli Stati uniti s’interessano alla crisi dell’opera in Italia. Ai loro occhi paradossale.
Come il ritorno di Mauro Meli sulla poltrona del Lirico di Cagliari 10 anni dopo il crac
di Mauro Meli come sovrintendente del
Lirico di Cagliari. Ne traccia un ritrat-
to l’autorevole “Musical America”: Meli
dalla metà degli anni Novanta era riu-
scito a far salire alle stelle la quotazione
di Cagliari nel circuito internazionale.
Ma quando lasciò la Sardegna, nel 2003,
“il debito della Fondazione era schizzato
a 25 milioni di euro”.Anche il Parlamen-
to italiano, ricorda ancora “MA”, “aveva
censurato l’abitudine di concedere pa-
gamenti in cash tax-free e il suo rap-
porto troppo stretto con il controverso
agente residente a Monte Carlo, Valen-
tin Proczynski”. Certo, Meli “non man-
ca d’idee innovative e ottime relazioni
professionali”. E d’altra parte la sua no-
mina (passata con 2 voti contrari su sei
consiglieri, tra cui quello del sindaco di
Cagliari) è frutto di una “manifestazione
d’interesse” a cui hanno partecipato 44
candidati:Meli, nonostante la filosofia di
spesa, è risultato il più idoneo. Insomma
dagli Usa il messaggio è chiaro: all’ope-
ra ci toccherà morire democristiani.
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