• Mondo Classico

    Eric Lu, su un pianoforte Fazioli, trionfa a Varsavia

    VARSAVIA - Eric Lu, pianista statunitense che compirà 28 anni a dicembre, ha conquistato la vittoria nella XIX edizione del Concorso Pianistico Internazionale Chopin di Varsavia, appena conclusasi. Un trionfo che conferma il suo talento e segna un incredibile bis di vittorie per l’Italia: Lu, già vincitore del IV premio nel 2010, nonché del prestigioso concorso di Leeds nel 2018, ha eseguito le prove su un pianoforte Fazioli, aggiudicandosi la medaglia d'oro e un premio di 60.000 euro. La giuria, presieduta da Garrick Ohlsson e composta da diciassette eminenti pianisti, ha discusso a lungo prima di assegnare i premi: i risultati sono stati resi noti alle 2.45 del mattino. Sul podio anche il ventenne canadese Kevin Chen e la cinese Zitong Wang (26), rispettivamente secondo e terza classificata. Quarto posto ex aequo per Tianyao Lyu, cinese, la finalista più giovane (17) – che ha festeggiato un compleanno indimenticabile, aggiudicandosi anche il premio per il miglior concerto – e per la giapponese Shiori Kuwahara (30). Al polacco Piotr Alexewicz (25) e al malese Vincent Ong (24) è andato il quinto premio, sempre ex aequo; chiude la lista dei premiati William Yang, statunitense (24), con il sesto. Tutti i finalisti, anche i non premiati, riceveranno un congruo premio in denaro. La finale di quest’anno ha riservato una novità significativa: oltre al tradizionale Concerto per pianoforte e orchestra di Chopin, i concorrenti hanno dovuto affrontare tutti la Polonaise-Fantaisie op. 61, una delle ultime opere del compositore. La scelta ha permesso di mettere a confronto due aspetti complementari del linguaggio chopiniano: il virtuosismo brillante e la scrittura più introspettiva e complessa della maturità. L’Orchestra Filarmonica di Varsavia, diretta da Andrzej Boreyko, ha accompagnato i solisti, applauditissimi dal pubblico, numeroso e appassionato. Nonostante la partecipazione fosse prevista per dieci concorrenti, la giuria ha ammesso undici pianisti alla finale, segno evidente dell'alto livello dei concorrenti. L’edizione 2025 ha confermato la netta prevalenza di concorrenti provenienti dall’Asia, a testimonianza della straordinaria vitalità delle scuole pianistiche orientali, anche se molti dei musicisti si sono formati in Europa o negli Stati Uniti. Non sono mancati momenti di delusione: David Khrikuli è rimasto a mani vuote, mentre Shiori Kuwahara si è dovuta accontentare del quarto posto. Alcuni nomi eccellenti, come il polacco Piotr Pavlak e gli italiani Ferro, Micieli e Strata, sono stati applauditi nelle fasi precedenti, ma non hanno raggiunto la finale. Con questa vittoria, Eric Lu entra di diritto nella storia del pianismo contemporaneo, accanto a grandi interpreti come Martha Argerich, Krystian Zimerman e Maurizio Pollini. Varsavia si prepara ora ad accogliere i concerti dei premiati, già con lo sguardo rivolto alla ventesima edizione del concorso, prevista per il 2030. Maria Musti Su "Classic Voice" di carta o nella copia digitale c'è molto di più. Scoprilo tutti i mesi in edicola o su www.classicvoice.com/riviste.html

    Concorso Chopin: a Varsavia venti pianisti verso la leggenda

    VARSAVIA - La diciannovesima edizione del Concorso Pianistico Internazionale Fryderyk Chopin, in corso a Varsavia dal 2 al 23 ottobre 2025, ha raggiunto il giro di boa con la conclusione della seconda fase. La competizione, che si tiene ogni cinque anni, è una delle più prestigiose al mondo. Quest’anno sono stati 642 i candidati che hanno presentato domanda: in 171 sono stati ammessi alla fase preliminare, e tra loro sono stati scelti gli 84 che hanno sostenuto la prima prova dal 3 al 7 ottobre. Dopo selezioni serrate, 40 pianisti hanno avuto accesso alla seconda fase (9-12 ottobre). Ora in 20 parteciperanno alla terza, varcando la porta d’ingresso alla storia del pianismo contemporaneo. La giuria, presieduta per la prima volta da un non polacco — l'americano Garrick Ohlsson, vincitore del prestigioso premio nel 1970 — ha promosso al turno successivo i beniamini del pubblico Kevin Chen, David Khrikuli, Shiori Kuwahara, i fratelli Hyo e Hyuk Lee (quest’ultimo finalista nell’edizione del 2021). A difendere i colori della Polonia restano Piotr Alexewicz, Piotr Pawlak e Yehuda Prokopowicz. Altri fuoriclasse, come Adam Kaldunski e Nathalia Milstein, pur avendo offerto prove maiuscole, sono stati eliminati a causa di piccole imperfezioni: quando il livello è così alto, anche le minuzie contano. Si interrompe, purtroppo, anche il viaggio degli italiani Ruben Micieli e Gabriele Strata (nella foto, ndr), entrambi protagonisti di prove di grande maturità e poesia pianistica. A rappresentare simbolicamente l’Italia resta il gran coda Fazioli, scelto dallo statunitense Eric Lu e dalla cinese Tianyao Lyu, classe 2008, la più giovane rimasta in gara insieme al connazionale e coetaneo Yifan Wu. La Sala della Filarmonica Nazionale è sempre gremita e attenta, con il pubblico che prende appunti sui libretti ufficiali. Peccato per i colpi di tosse che spezzano la magia creata dai brani, soprattutto dai notturni: sono stati così frequenti e insistenti da essere diventati oggetto di uno studio – tra il serio e il faceto – da parte di Ben Laude, pianista concertista e content creator, tra i conduttori degli Chopin Talk. Ma non è solo la sala a vivere la magia del concorso: centinaia di migliaia di persone sono collegate in streaming da ogni parte del mondo, e in chat fervono commenti, confronti e domande, a testimonianza dell’interesse globale e della passione per la musica di Chopin. Alle 23 italiane di domenica 12, in trepidante attesa di conoscere i nominativi dei prescelti della giuria, c’erano quasi 17.000 persone; ad ascoltare le prove, in media, tra 20.000 e 30.000. Il video delle esecuzioni della prima tranche del primo giorno del concorso ha già totalizzato quasi 440.000 visualizzazioni. Numeri importanti, che danno la misura di quanto questo concorso sia universalmente seguito, ovunque e indipendentemente dal fuso orario. La finale è sempre più vicina e, tra esecuzioni impeccabili, primi piani e applausi scroscianti, ogni concorrente insegue il momento che può trasformare la propria musica in leggenda: il coronamento di un lungo percorso fatto di talento, tanto studio e un solo sogno. Maria Musti Su "Classic Voice" di carta o nella copia digitale c'è molto di più. Scoprilo tutti i mesi in edicola o su www.classicvoice.com/riviste.html
  • Recensioni Opere Concerti e Balletti

    Il viaggio nei festival austro-tedeschi continua, II: Salisburgo

      A Salisburgo vince la proposta di Peter Sellars ed Esa-Pekka Salonen. One Morning Turns into an Eternity mette insieme Erwartung di Schoenberg e Der Abschied (ultima parte di Das Lied von de Erde) di Mahler, “cuciti” dai Cinque pezzi per orchestra op. 10 di Webern. La nuova drammaturgia si basa sulla successione senza soluzione di continuità di un’“Attesa” nevrotica e paraonica, quella descritta dal monodramma schoenberghiano (“La realtà”, dice Sellars), a cui segue l’“Addio”, il tentativo di approdare a una riconciliazione con se stessi (una “Visione” per Sellars). Nella prima parte - a differenza che in Schoenberg - la donna attende il corpo dell’uomo amato, un prigioniero politico che, nelle parole del regista, è stato fatto fuori da un regime dittatoriale e oppressivo in quanto “terrorista”. Ma questa ri-narrazione distopica non genera sul palcoscenico nessuna “attualizzazione”: il grande spazio della Felsenreithschule è vuoto (foto p. 73 a destra), c’è solo, sulla destra, una foresta (come previsto nell’originale di Marie Pappenheim), con alberi di plexiglass che si illuminano sulle suggestioni coloristiche del libretto. Le luci di James F. Ingalls proiettano sui muri della antica Cavallerizza spotlight in cui si staglia la silhouette della Frau espressionista. In realtà il cadavere dell’uomo è già lì, lo portano due sgherri chiuso in sacco. L’attesa del corpo diventa in scena urlo disperato sul suo ritrovamento. In questa essenzialità, che va alla radice del rapporto suono-corpo-spazio, c’è forse la grande lezione dell’ultimo Peter Brook. Che prende quota grazie alla vocalità fendente, di astrale nitidezza ma dagli involi allucinati, di Ausrine Stundyte in Schoenberg e a quella diafana ma ben proiettata di Fleur Baron in Mahler. Così come Esa-Pekka Salonen accende i Wiener in una scheletrica, acuminata, scrittura orchestrale per poi, attraverso la “dispersione” weberniana, traduce in flessibile, rubata, trasparenza quella di Mahler. Al contrario il Giulio Cesare messo in scena alla Haus für Mozart da Dmitri Tcherniakov percorre strade oggi più consuete: Handel rivive in un bunker squarciato dal rombo delle esplosioni sovrastanti (foto p. 73 a sinistra). Le note arrivano dopo una simulata procedura di evacuazione a sirene spiegate che procura un clima opprimente, claustrofobico, e che torna sul finale inibendolo. Non c’è leggerezza, ironia, gioco metaforico come suggerito da musica e libretto: alla sua prima opera barocca Tcherniakov cade su un’ambientazione che non “giustifica” gli affetti, ma li imbriglia dentro una gabbia concettuale estranea. Qui Cesare, Cleopatra, Tolomeo, Sesto, Cornelia & C sono disperati, violenti, disumani, provati dalla loro condizione di reclusi: ma la drammaturgia d’autore va in un’altra direzione. Per fortuna a riportarli in vita c’è la direzione mirabile per fantasia, accenti, varietà espressiva di Emmanuelle Haïm, alla testa del Concert d’Astrée: pur senza indulgere in accessi ritmici, restituisce tutta la vivacità e la prorompente e teatralissima bellezza della scrittura strumentale, con le voci prestanti di Christophe Dumaux, Cesare più pungente che nobile, di Yuriy Mynenko, insinuante e perverso Tolomeo, di Olga Kulchynska, Cleopatra di corda angelicata più che intrigante e sensuale, e quelle imperfette di Lucile Richardot, Cornelia talvolta grottesca, Federico Fioirio, ginnico, pigolante Sesto, e Andrey Zhilikhovsky, ruvido Achilla (fine seconda puntata; continua. Nella prima puntata abbiamo pubblicato la recensione dei "Maestri Cantori" da Bayreuth) Andrea Estero   Su "Classic Voice" di settembre la sezione Dal vivo sarà dedicata al resoconto critico dei più importanti festival estivi italiani ed europei Scoprilo su classicvoice.com/riviste.html

    Viaggio nei festival d’opera austrotedeschi, I: Bayreuth

        Visitare i tre principali festival austro-tedeschi dedicati all’opera (Bayreuth,

    Handel La Ressurezione

    ROMA - “In questa Resurrezione in forma scenica, racconto la storia di una famiglia contemporanea in
  • 317 Ottobre 2025
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  • Eventi
    Bergamo, 18 luglio

    Herbie Hancock chiude Estate Jazz al Lazzaretto

    Atteso il 18 luglio a Bergamo a conclusione della rassegna “Estate Jazz al Lazzaretto” ,
    Il direttore tedesco dà forfait al progetto del Ring a Milano. L'Oro del Reno a Simone Young

    Thielemann perde l’Anello

    Christian Thielemann non dirigerà l'atteso “Ring” wagneriano a Milano. La notizia a bruciapelo
    Mozart l'Italiano

    Genova, Opera Carlo Felice

      Il febbraio del Carlo Felice di Genova è dedicato a Mozart, e più precisamente al
  • Novità CD

    Frédéric Lodéon “Le Flamboyant”

      In Francia Frédéric Lodéon è conosciuto come volto televisivo, il cui senso dell’umorismo ha aiutato la diffusione della musica classica a un ampio pubblico. Ma l’ex allievo di Rostropovic è prima di tutto un immenso violoncellista, dotato di un temperamento impetuoso. La sua eredità discografica per Erato ed Emi viene raccolta per la prima volta in un cofanetto che include numerosi inediti.         Su “Classic Voice” di carta o nella copia digitale c’è molto di più. Scoprilo tutti i mesi in edicola o su www.classicvoice.com/riviste.html      
  • Recensioni CD

    Rufus Wainwright Dream Requiem

    Il suo Requiem del o per il Sogno, Rufus Wainwright l’ha dedicato a Giuseppe Verdi e a Puccini. La prima dedica è nelle ambizioni di chiunque pensi a un grande pezzo corale sul tema della fine. Rufus - cantautore americano e canadese classe 1973, voce di tenore, pianista e chitarrista - dice che la sua vita di musicista trasversale ebbe una svolta quando a 13 anni la madre mise su una cassetta (quelle del mesozoico) e gli fece ascoltare la Messa da requiem diretta da Fritz Reiner, con Leontyne Price e Jussy Björling. Da cui l’amore per l’opera, con Verdi sul trono, e per il Lied, con Schubert nel cuore. L’altra dedica, a Puccini (senza nome) non esclude il Lucchese dalle sue predilezioni, ma localizza la cosa un po’ più in basso: Puccini era un amato cagnolino che, al tempo del Covid, ebbe la peggio nel confronto con un collega più in carne. Dietro la piccola dedica c’è un pensiero: l’amore di cui è capace un animale non si trova in nessun essere umano. Più nel profondo, sono gli incendi californiani del 2020 a motivare e ambientare questo Dream Requiem: nel mondo che l’uomo si impegna con puntiglio e distruggere. Per raccontare questa dimensione del Requeim, nel latino dei Requiem aeternam, Kyrie, Dies Irae, Mors Stupebit, Rex Tremendae, Ingemisco, Confutatis, Sanctus, Agnus Dei, Lux Aeterna, Wainwright ha scelto di inserire l’inglese della Darkness di Byron, ispirata a quell’eruzione del 1815, in Indonesia, che per settimane oscurò i cieli del mondo e diede al 1816 un soprannome: l’Anno senza estate. I versi di Darkness sono sulla bocca di un Narratore che si chiama Meryl Streep: con lei la parola (di Byron) canta anche se recita. Le arie hanno in Anna Prohaska la voce tesa che stacca sull’affresco i temi della solitudine, dell’ansia, della nostalgia. Un affresco sinfonicocorale per davvero questo di Rufus Wainwright, che da melomane reo confesso e da musicista con buona attrezzatura tecnica, ha i mezzi per riempire di buone melodie, temi coerenti, strumentazione varia e cori ben scritti un’architettura non elementare. In lingua ovviamente neotonale ma aggiornata, senza sorprese né cadute di stile. Registrazione dal vivo con cori e orchestra di Radio France diretti come-si-deve da Mikko Franck. Di là delle Alpi ci sono meno paraocchi. Carlo Maria Cella
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