Verdi 2.0

Si avvia la digitalizzazione dei documenti. Assenti i nomi prestigiosi della ricerca

verdi-e-boito-1L’Istituto nazionale di studi verdiani ha un nuovo direttore scientifico. È la quarantenne Alessandra Carlotta Pellegrini, nominata dal cda dell’Istituto, che l’ha scelta fra i cinque nomi proposti dal comitato consultivo, a cui era stato affidato l’incarico di valutare le nove candidature presentate. Anche se la nomina è avvenuta all’unanimità, pare ovvio ricondurla soprattutto al presidente Nicola Sani. Alessandra Carlotta Pellegrini è direttore scientifico della Fondazione Scelsi, di cui Sani è stato fino a qualche tempo fa presidente. Allieva di Pierluigi Petrobelli, si è occupata soprattutto di musica italiana del XX secolo. Unica sua incursione verdiana, l’edizione critica di Jérusalem: era stata incaricata di affiancare Arrigo Quattrocchi, poi, alla morte di questi, ha proseguito da sola il lavoro (ancora in corso, perché l’edizione non è stata finora pubblicata).
Nella comunicazione ufficiale si dice che il consiglio ha inteso “privilegiare un profilo professionale che unisse alla comprovata competenza nel campo degli studi musicologici, l’esperienza diretta nella gestione di fondazioni e di istituti culturali con esplicito riferimento all’organizzazione e alla valorizzazione del patrimonio archivistico”. Alessandra Carlotta Pellegrini dovrà ora proporre al cda i nomi per il comitato scientifico: a questo proposito è già stata “invitata a tener conto delle competenze emerse dalla manifestazione d’interesse”. Quindi dovrebbero entrare gli altri candidati proposti dal comitato consultivo: tra questi, Damien Colas, Francesco Izzo e Alessandro Roccatagliati.
La nomina del direttore scientifico ha seguito di pochi giorni il decreto del ministro dei Beni culturali con cui è stata costituita la commissione per l’Edizione nazionale dei carteggi e dei documenti verdiani. Della commissione, che sarà presieduta da Sani, fanno parte: Lorenzo Bianconi, Maria Mercedes Carrara Verdi, Sandro Cappelletto, Marcello Conati, Markus Engelhardt, Giuseppe Martini, Gian Paolo Minardi, Piero Mioli, Susanna Pasticci, Giorgio Pestelli. La prima sfida dell’Istituto dovrebbe essere ora quella di arrivare alla digitalizzazione di tutti i documenti (compresi, si spera, gli abbozzi autografi custoditi a Sant’Agata) rendendo possibile agli studiosi la consultazione online. Non si può non rilevare, alla fine, l’assenza di nomi prestigiosi della ricerca verdiana: come quelli di Fabrizio Della Seta, Anselm Gerhard, Philip Gossett, Roger Parker, David Rosen, tanto per citarne alcuni. Legittimo cercare strade nuove, ma sarebbe un errore ignorare chi ha contribuito al prestigio internazionale dell’Istituto in questi anni (nell’immagine Verdi e Boito).
Mauro Balestrazzi


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