Rachmaninov – Rapsodia su un tema di Paganini op. 43 Concerto in do minore op. 18

Rachmaninov - Rapsodia su un tema di Paganini op. 43 Concerto in do minore op. 18

pianoforte  Yuja Wang
direttore Claudio Abbado
orchestra Mahler Chamber
cd   Dg

Il rapporto di Claudio Abbado con Rachmaninov non è che abbia radici particolarmente sollecitate, pensando al limbo entro il quale, negli anni fervorosi delle avanguardie di cui il nostro direttore è stato uno dei più impegnati sostenitori, il musicista russo era stato confinato, contrappasso a una intangibile, spesso banalizzata popolarità; rimane il fatto che lo ha sempre diretto benissimo, con quella disponibilità verso i solisti che non sempre mostrano i grandi direttori. E invece nelle non rare occasioni in cui Abbado ha diretto, e pure inciso, i due Concerti più frequentati, il Secondo e il Terzo, ne ha condiviso lo spirito con il pianista partecipando alla sua visione nel modo più integrato, fosse la sognante poesia di un Berman o la più lineare contemplazione della Zilberstein. Aderenza riconfermata anche in questa occasione , nella riconoscibile intesa con la giovanissima Yuja Wang, già consolidata in una spettacolare esecuzione del Terzo Concerto di Prokofiev, terreno più che naturale per le prerogative certamente straordinarie, leggerezza e velocità, del pianismo di questa interprete. Caratteri che trovano un’angolazione particolare alla lettura di questo doppio Rachmaninov,  due opere separate tra loro da oltre un trentennio, arco di tempo che non poco incide sulla fisionomia stilistica e sulla stessa scrittura, impregnata di umori tardoromantici quella del Concerto, più asciutta, scattante quella della Rapsodia. E particolarmente con tali tratti è parso confrontarsi l’estro pianistico della Wang, con la sua leggerezza funambolica che trovava in Abbado un interlocutore tanto acuto  quanto divertito nel dividere con il pianoforte il gioco di cesello timbrico e ritmico attorno al più noto dei Capricci di Paganini, gioco non poco spericolato per il solista non meno che per l’orchestra, sostenuto dalla Wang con sottile, vertiginosa “nonchalance” e pure dai valenti strumentisti della Mahler  regolati da una bacchetta acuminata, rivelatrice di una lettura intelligente, per nulla condiscendente, della tarda partitura di Rachmaninov,  anch’essa sovente fraintesa, causa  il fascino avvolgente di quella diciottesima variazione (che altro non è che l’inversione del tema del Capriccio !) che sembra sfatare la più disincantata  ironia che attraversa la partitura. 

di Gian Paolo Minardi


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299 Aprile 2024
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