MACERATA
interpreti I. D'Arcangelo, M. Papatanasiu, C. Remigio, A. Concetti
direttore Riccardo Frizza
regia Pier Luigi Pizzi
arena Sferisterio
L’aver letto meraviglie di questo Don Giovanni ha forse stuzzicato in me – presente alla terza rappresentazione – un’eccessiva esigenza nei confronti del regista-scenografo Pier Luigi Pizzi, da me in altre occasioni sempre amato. Ma qui l’apparire e lo scomparire di un letto con le lenzuola sempre più stropicciate mi è sembrato un giochetto insipido, lontano dal surrogare i molteplici luoghi che danno i diversi sapori e i diversi stili a quest’opera.
Riuscita è l’evocazione del lusso di cui Don Giovanni ama circondarsi, e di cui le belle donne sono “onore e gloria”. Ma per una qualche forzatura che immagino ideologica (o estetica?), Pizzi espunge dalla visione teatrale di Mozart la componente contadina, paesana, servile. Che sarebbero Le Nozze di Figaro senza la sana natura popolana di Figaro? Di quanto si impoverisce il Don Giovanni senza le “contadinotte” e con villani immobili vicino a candelabri d’argento con bei bicchieri di cristallo in mano?
La direzione di Riccardo Frizza mancava di un’idea unitaria. Carmela Remigio (Donna Elvira) e Mirtò Papatanasiu (Donna Anna) si sono buttate sulle loro difficilissime arie con foga indistinta: talvolta ne sono uscite magnificamente; tal altra un poco acciaccate. La mancanza di una guida ha fatto meno danni con la Zerlina di Manuela Risceglie, davvero impeccabile. Il Don Ottavio di Marlin Miller era da estremista del sospiro al limite dello svenimento. Buoni gli esiti di Masetto (William Corrò) e del monumentale Commendatore (Enrico Iori). Andrea Concetti, come Leporello, è ottima voce, e si muoveva molto bene quando non era costretto a starsene sul letto con Don Giovanni.
La lode maggiore va a Ildebrando D’Arcangelo, dotato di una voce potente, e pur vellutata: un Don Giovanni ironico e drammatico, dotato di una grande e autonoma personalità. Dote decisiva, quest’ultima, in un simile contesto. (25 agosto 2009)
Guido Salvetti
