Ioan Holender Farewell Concert

Ioan Holender Farewell Concert

orchestra Staatsoper di Vienna
regia video Felix Breisach
formato 16:9
sottotitoli It., Ing., Fr., Ted., Sp., Cin.
2 dvd Dg 0734621

Dopo quella riservata a James Levine al Met, altra adunata d’una cinquantina di divi ciascuno dei quali impegnato a cantare o dirigere un pezzullo per celebrare un patron locale: stavolta Ioan Holender, in congedo dalla viennese Staatsoper. Sono, queste, serate in cui il clima festaiolo è logico sovrasti qualunque altra considerazione e in teoria tappi le orecchie. Quelle disposte a mettersi i tappi, beninteso. E a far finta di non sentire l’obbrobrio stilistico che, al di là di note di per sé gradevoli, regala l’Amina di Diana Damrau mentre l’esatto contrario avviene per il Macbeth di Keenlyside. A sorvolare sulla cacofonia sgradevole della fuga finale del Falstaff, sciorinata da tanta bella gente. Sul piattume invertebrato di Botha nel Lohengrin; sulla fatica della Frittoli che adesso sembra cominciare a penare persino in Mozart; sull’esteriorità sempre tanto provinciale di Nucci, improbabilissimo Monforte. Si prova amara tristezza nel rivedere Stefania Bonfadelli, cui una malvagia malattia all’orecchio ha troncato una carriera che s’annunciava luminosa; o nell’avvertire tanta legnosa frammentarietà nella linea di Michael Schade. C’è un Settimino dai Contes d’Hoffmann particolarmente brutto (non buttano proprio mai via niente, a Vienna: Keith Ikaia-Purdy canta ancora!); Ramon Vargas fa ascoltare suoni bruttarelli assai nell’aria di Roméo, diretta in modo orripilante da Domingo il quale canta abbastanza male il Winterstürme della Walküre diretto invece benissimo da Pappano. Qua e là brilla qualche diamante: sempre fascinoso, il “Mild und leise” della Meier; magnifica la scolpitura drammatica che Angela Denoke imprime alla Marietta di Korngold; Peter Seiffert canta molto bene Tristan, ma il duetto prevedrebbe anche un’Isolde, e la moglie Petra Maria Schnitzer non lo è; e Ferruccio Furlanetto è sempre un artista capace di dar volto personale a Filippo. A parte, naturalmente, torreggiano le due fuoriclasse: Anna Netrebko fa faville nell’aria di Cours-la-Reine di Manon, e Natalie Dessay favillissime nel “Salut à la France” della Fille du régiment. Ma, come direbbe Totò, questo “sapevamcelo”.


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299 Aprile 2024
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