Daniil Trifonov My American Story – North

PIANOFORTE Daniil Trifonov
DIRETTORE Yannick Nézet-Séguim
ORCHESTRA The Philadelphia
2 CD Deutsche Grammophon

Il tocco più estroso in questo viaggio di Trifonov nella “sua” America del nord – seguirà il sud – arriva alla fine con 4’33” di John Cage, il concerto non suonato più famoso della storia, il silenzio più fragoroso del pensiero occidentale in musica. E come si mette in disco il silenzio? Nel modo più cageano che ci sia: facendo ascoltare i suoni della strada nel tragitto metropolitano che il russo Trifonov, americano dal 2009, dice di aver percorso “almeno trecento volte” a New York, dalla fermata della metropolitana di Columbus Circle a Central Park. L’album è uno stream-ofconsciousness del pianoforte d’oltreoceano in dieci fogli d’album (si direbbe nella vecchia Europa) raccolti d’istinto, quasi senza pensare, o così sembra, nelle infinite diversità del Nuovo Mondo.
Si comincia con I Cover the Waterfront di Art Tatum, il mago del jazz che perfino Horowitz temeva, si prosegue con un inevitabile “must” americano, il Concerto in Fa di Gershwin, ci si allarga alle Piano Variations di Copland, non molto battute ma formalmente e pianisticamente notevoli, molto notevoli, ci si piega su Bill Evans che trascrive alla sua maniera When I Fall in Love di Victor Young e ci si lancia sulle China Gates di John Adams.
Il disco n. 2 offre la risposta contemporanea a Gershwin, il Concerto per pianoforte e orchestra composto per Trifonov da Mason Bates (classe 1977) in prima registrazione, la bella Fantasia on an Ostinato di John Corigliano (1938), che trasforma un frammento della Settima di Beethoven in un pezzo senza tempo, minimalista eppure pensieroso, prima di saltare a piè pari sulla scattante Memphis Stomp di Dave Grusin, prendersi un respiro melodico con la cinematografica American Beauty di Thomas Newman e finire sul rumoroso Silenzio di Cage. Il pianista cresciuto a Rachmaninov e Scriabin unisce la mano vorticosa della scuola russa allo spirito sorgivo del Nuovo Mondo con naturalezza che non stupisce. A Trifonov non manca la vena blues che cattura e trascina là dov’è richiesta, cioè spesso. E nei Concerti di Gershwin e Bates, con la sua splendida Philadelphia Orchestra, Nézet-Séguin mette altrettanta qualità sinfonica per esaltare l’ennesima congiunzione di astri sulla tratta Russia-America, molto frequentata dal 1917.
CARLO MARIA CELLA


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313 Giugno 2025
Classic Voice