Britten – Peter Grimes

Britten - Peter Grimes

NAPOLI
[direttore] Jeffrey Tate
[regia] Paul Curran
[teatro] San Carlo 

Capolavoro del Novecento poco eseguito in Italia, Peter Grimes di Benjamin Britten ha inaugurato la stagione del San Carlo. Stagione breve (terminerà in maggio), per i lavori di restauro in corso. Restauro che, in questa prima tranche, ha restituito splendore alla storica sala, corredata da un nuovo, ulteriore foyer ricavato nel vuoto sottostante la platea. In linea con la circostanza, l’alta qualità dello spettacolo ha catturato il calore e l’attenzione del pubblico. Merito soprattutto del direttore d’orchestra, Jeffrey Tate, che ha guidato sia l’orchestra e il coro, sia i solisti, con la sicurezza di una profonda conoscenza della partitura, della sua poetica, e della personalità di Britten. Un bagaglio prezioso, che il direttore britannico ha speso sagacemente, affermando una linea interpretativa intensa e attenta a lumeggiare ogni piega drammaturgica dell’opera, valorizzando le idee dell’autore.

Le scelte di Tate hanno conferito risalto alla modernità dell’opera, concertando con gusto e misura le varie complessità di una musica di altissima fattura tecnica, poetica, teatrale. Perfetto il dosaggio degli accenti più crudi, che dipingono la grettezza della comunità, così come dei momenti di lirismo, di sogno, ma anche di rudezza del protagonista. Calda ed espressiva la tavolozza timbrica dei famosi “interludi marini”. È apparsa incisiva la regia di Paul Curran  – su scene di Sergio D’Osmo, costumi di Madeleine Boyd e luci di David Martin Jacques –  nel sottolineare la doppiezza morale dei borghigiani, la nevrosi di Grimes, e nell’efficace movimento del coro, preparato da Marco Ozbic; coro che risolve con notevole varietà di accenti la sua fondamentale partecipazione al dramma. Decisamente buona la compagnia di canto per lo più anglosassone, con un interprete assai notevole nel ruolo protagonista, il tenore statunitense Brandon Jovanovich, avvincente nel suo fantasticare ora intimo ora infocato. 
Francesco A. Saponaro (25 febbraio 2009)
La versione completa di questa recensione compare sul numero 118 (marzo 2009) di "Classic Voice"

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