Bergamo ha trovato la cura

Al via il Donizetti Opera. In streaming e in tv. Rarità e un inedito supporto psicologico per ripartire

Ad aprire il weekend del Donizetti Opera 2020 c’è Marino Faliero in diretta su Rai 5 e Rai Radio 3 alle ore 20 del 20 novembre. Un progetto creativo firmato dal duo ricci/forte, con Riccardo Frizza sul podio, in attesa di dirigere anche il secondo appuntamento in forma di  concerto, Belisario (protagonista Roberto Frontali che sostituisce Placido Domingo). Il fine settimana bergamasco, tutto visibile sulle nuova web tv dedicata www.donizetti.org, si chiude il 22 novembre con Le nozze in villa, in onda dalle ore 19.30 sotto la direzione di Stefano Montanari.

Quando la scure dell’ultimo Decreto è piombata sui teatri italiani, Bergamo non ha vacillato neanche un secondo. La nuova edizione del Donizetti Opera è stata confermata anche a porte chiuse, migrando sulla nuova Donizetti Web Tv, che prevede abbonamenti a tutta la programmazione (59 euro) oppure ai singoli titoli (30 euro). È il primo festival italiano a sperimentare la modalità integrale on-demand, un sistema che in futuro potrebbe essere affiancato in modo permanente al cartellone dal vivo, a beneficio degli spettatori lontani, visto che i viaggi a lunga distanza resteranno una chimera per chissà quanto tempo ancora. La kermesse bergamasca, del resto, aveva già per- corso strade inedite e coraggiose: nel 2019 il Festival non si fermò nemmeno durante i lavori di ristrutturazione del Teatro Donizetti, che proprio quest’anno si sarebbe dovuto rivelare al pubblico per la prima volta dopo un investimento di oltre 18 milioni di euro. La città che ha fornito le immagini più drammatiche della prima ondata di pandemia (dai camion militari in fila con le bare al Requiem di Donizetti eseguito davanti al Cimitero Monumentale) ora si raduna attorno al suo Festival trovandovi un nuovo appiglio per cementare l’identità collettiva. La riflessione dominante degli organizzatori partiva dal presupposto che ignorare o rimuovere la tragedia fosse impossibile, tanto più in una provincia che ha pagato con quasi 5.000 morti il tributo all’emergenza. Ma come far dialogare la musica di Donizetti con l’attualità? Il direttore artistico Francesco Micheli, bergamasco, ha voluto radunare attorno a sé un gruppo di ricerca formato da professionalità diverse, non necessariamente legate al mondo dell’opera: ci sono il libraio e l’esperto di web, lo storyteller e il giornalista. Li guida Francesca Corna, psicologa bergamasca attiva a Parigi. “Attorno a lei – racconta Micheli – abbiamo inaugurato un tavolo di lavoro che ci è servito per capire quale tipo di impronta dare al Festival. Ce lo hanno richiesto i tempi in cui viviamo. Questa vuole anche essere una reazione alla noncuranza con cui spesso il nostro ambiente risponde ai grandi temi di oggi, come se vivesse in una bolla permanente”. Sul piano pratico, questo tavolo ha prodotto documenti e riflessioni che verranno con-divisi col pubblico del Festival: “Lo definirei un diario di viaggio – spiega Corna – scritto da professionisti che non si conoscevano e che però sono accomunati dalla passione per l’umano. Il Requiem di Donizetti in memoria delle vittime ha aperto una riflessione potente: grazie a un fatto musicale ci siamo dovuti chiedere tutti in che modo le persone vivono gli eventi traumatici, singolarmente e collettivamente”. A Bergamo, e non solo, centinaia di persone non hanno ancora potuto salutare i propri morti con una cerimonia funebre tradizionale. Per la prima volta, un evento musicale è stato il sostitutivo di quel rituale necessario…

 

 

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