violoncello Riccardo Pes pianoforte Pierluigi Piran cd Tactus TC 870003
Il titolo derivato da un concetto ancora più ampio: arte degenerata. Così esplicitato dal nazismo negli anni 30 del Novecento con l’obiettivo di eliminare la tendenza alla presunta decadenza dell’arte stessa perché – nella propaganda nazista – prodotta soprattutto da autori non di razza ariana, bensì ebraica. Anche questi tre italiani vissuti a cavallo tra Ottocento e Novecento, pienamente attivi in quei fatali anni 30, erano tutti di origini ebree. Per la verità solo l’ultima composizione, di Renzo Massarani (1898-1975), Sonatina in Do maggiore, è del 1937 e l’anno seguente in Italia furono emanate le leggi razziali fasciste che costrinsero poi il musicista ad abbandonare il Paese e trasferirsi in Brasile dove morì quarant’anni dopo. Per gli altri due compositori i brani incisi in questo cd appartengono ad anni meno problematici: 1898 la Sonata op. 7 di Guido Alberto Fano (1875 – 1961), 1923 la Sonata op. 41 di Leone Sinigaglia. Tanto che nelle loro opere risuonano piuttosto evidenti ascendenze di sapore romantico (Fano) o tardoromantico con accenni folklorici (Sinigaglia). E nello stesso Massarani il sapore è addirittura neoclassico nonostante a quell’epoca anche in Italia si facessero strada le avanguardie (queste sì davvero “degenerate”).
In ogni caso, al di là della loro produzione artistica, fu proprio la loro appartenenza razziale a rendere quantomeno problematica la loro esistenza umana e artistica. Per questo i tre brani che qui possiamo ascoltare sono stati eseguiti nell’ambito del Festival Viktor Ulmann di Trieste che dal 2014 ha l’obiettivo di fare conoscere la musica di molti compositori che furono perseguitati da quei regimi totalitari per la loro origine ebraica e per le loro convinzioni artistiche.
Tuttavia un merito, tutt’altro che secondario, i tre hanno avuto nel panorama musicale italiano: contribuire a creare una ritrovata identità fino allora dominata dal melodramma: recependo il risorgimento anche culturale che dopo le varie guerre di indipendenza nazionali aveva innestato fermenti decisamente innovativi nella cultura in generale. E i nostri tre, grazie soprattutto anche all’esempio di Sgambati e Martucci, contribuirono a quella metamorfosi che portò a una rinascita strumentale che poi avrebbe aperto la strada anche alle avanguardie. Merito di averci rivelato queste tre Sonate va agli ottimi Riccardo Pes, violoncello, e Pierluigi Piran, pianoforte. All’insegna di una distillata equalizzazione sonora, ma soprattutto di una sapiente lettura dialogica, hanno valorizzato nei rispettivi elementi ritmici-espressivi le idee compositive di tre musicisti che meritano il loro spazio.
Antonio Brena