tromba, flicorno A. Ardizzone clarinetti A. Cortegiani violino, viola, violoncello M. Fogacci Celi, C. Sanchez, L. Luppi sax G. Gambardella, V. Salerno pianoforte P. Casali basso L. La Russa chitarre C. Purpura batteria, percussioni S. Sfameli, M. Crocivera, F. Mordino cd Bnc Music
Ottanta ore di “improvvisazione jazz” ma non solo jazz. Carlo Purpura, palermitano che ama il cinema (sua la colonna sonora del film Alice che si meraviglia), ha aggregato tredici solisti su un’idea di far musica che guarda alla sofisticata scioltezza di Wayne Shorter e (non meno) al libero pensiero di Giancarlo Schiaffini. L’obiettivo è di sfondare una “quarta parete” già peraltro infranta da tempo.
Dalle ottanta ore, Purpura distilla otto brani molto concentrati (da tre a nove minuti) ma ricchi di varianti strumentali e variazioni stilistiche.
Tusana, primo pezzo, ha l’impianto e le sonorità della musica afroamericana più sofisticata.
Il secondo, Canone 6, prima di spingersi sul percussivo s’intrattiene in eleganti astrazioni. Anche Nana (n.3) non macina stilemi jazz scontati. Il n. 4, Strombolaro, si concede venature arabeggianti, preludio a un Tema di Stromboli (n. 4) che su uno sciabordio di mare si apre a timbriche non solo “di panorama”. Vigeise (Canto dei Fauni) lo introduce Purpura con chitarra elettrica “soft”, la batteria si alza insistente ma senza dominare un pezzo che lascia evidenza a quasi tutte le voci. Non poteva mancare una Vucciria (n.7) che gratta suoni concreti, tesse trame informali, libera un ostinato ritmico e si tiene un finale delicatamente free. Chiude l’album un Accapo sospeso nel tempo, su filamenti di suono.
Il valore è nella disciplinata libertà con cui ciascun solista prende i suoi spazi, in un fine amalgama che del jazz coltiva lo spirito della composizione istantanea e della musica contemporanea molta materia sonora.
Carlo Maria Cella