Duke Elington A Celebration for the “Duke”

bigband e orchestra della Deutsche Oper Berlin
voce Fola Dada
sax Tony Lakatos
direttori Titus Engel, Manfred Honetschläger
2 cd EuroArts

La voce femminile indugia sulle note blue. Il sax suona netto e deciso ma anche ruvido e sporco quando ci vuole. Schiere di proboscidi d’oro entrano ben oliate sui grandi accordi d’insieme. Diresti Harlem o il Madison o la Carnegie Hall. Invece è la Philharmonie di Berlino, con la Bigband e l’Orchestra della Deutsche Oper che la sera del 16 settembre 2024 si tuffano nella musica di Edward Kennedy Ellington, detto il “Duca”, nei 125 anni dalla nascita.
Colpisce la naturalezza con cui i musicisti di una delle tre istituzioni classiche di Berlino s’immergono nel liquido amniotico afroamericano facendo pulsare i tempi e brillare i colori di una lingua non loro come l’avessero suonata ogni sera. Del resto la bigband, fondata nel 2005 da Rolf von Nordenskjöld e ora guidata dal trombonista Manfred Honetschläger, lavora da vent’anni su programmi come questo.
Nessuno, poi, osa dubitare che un musicista come Duke Ellington, con quel pianismo limpido, quella vena melodica, quel sapere armonico, sia un autore classico. Sul primo disco scorre una gloriosa carrellata di pezzi celebri come Black and Tan Fantasy, In A Mellow Tone, Mood Indigo, Take The A Train, Caravan, I Almost Cried, Sofistacated Lady, Cotton Tail. Il secondo cd alza il tiro su cose più rare e ambiziose: il bellissimo Tone Parallel To Harlem, voluto da Toscanini (che se non lo diresse mai), in cui la band si fonde con l’orchestra in un vero e proprio poema sinfonico jazz; e la Night Creature in tre movimenti, piena di visioni. La voce di Fola Nada sensualeggia con eleganza. Il sax di Tony Lakatos evoca il suono improvvisato (ed è nato in Ungheria, ha studiato al Conservatorio Béla Bartók di Budapest). I cinque sax, quattro tromboni e cinque trombe dalla band squillano afro su una sezione ritmica forte sul “drive”.
È la Berlino di oggi, che, cent’anni dopo i primi dischi jazz contrabbandati prima del diluvio, dopo i Kabarett come l’Überbrettl di Von Wolzogen, nel quale suonò anche Arnold Schönberg (maturando l’idea dello Sprechgesang), si è appropriata del jazz come cosa sua.
Carlo Maria Cella


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317 Ottobre 2025
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