Dvorák Sinfonie n. 7 e 8

direttore Gianandrea
Noseda
orchestra Philharmonia
Zürich
cd Philharmonia records

Ciò che colpisce immediatamente, già dagli attacchi di queste Settima e Ottava, è l’asciuttezza del suono, così secco e scarnificato eppure ficcante come una lama. L’impressione è che Noseda adoperi la sua Philharmonia Zürich come fosse un’orchestra all’antica, svuotata della prosopopea del gran suono dorato e lussureggiante dell’estetica postromantica.
Il risultato è a tratti illuminante, ma discontinuo. Un Dvorák che ora svolazza leggero ora aggredisce con rabbia, e che non dà tregua nemmeno quando si distende. È insomma un’impronta dalla forte personalità, per molti versi affascinante, ma che altresì tradisce dei limiti se non di concertazione – perché certi equilibri sbilanciati, così come le impennate degli ottoni, danno l’impressione di essere ricercati e aggiungere carica all’impeto brutale della lettura – l’orchestra sembra non esprimere quella levigatezza e quella qualità d’amalgama necessari per competere con le tantissime alternative disponibili. Orchestra che è nominalmente la Philharmonia Zürich, cioè i complessi dell’opera di Zurigo, di cui Noseda è direttore musicale, in assetto sinfonico. Si resta così a metà strada, da un lato ammaliati dalla tensione e dalla forza dell’idea musicale, dall’altro non totalmente soddisfatti per la finitura della realizzazione.
Paolo Locatelli


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