direttore Maxim Emelyanychev orchestra Scottish Chamber Orchestra cd Lynn
Ascoltando questa incisione schubertiana firmata da Maxim Emelyanychev, che fa seguito alla precedente “Grande”, si pensa a quanto sia mutato il gusto nel mondo musicale negli ultimi decenni ma soprattutto a come la reciproca influenza tra alfieri della tradizione e specialisti in musica antica abbia condotto all’apertura di filoni, non mutualmente esclusivi, prima inimmaginabili. Ne è un esempio paradigmatico uno Schubert siffatto, che si giova di un’orchestra da camera “moderna”, ma ne fa un uso audace, pescando a sonorità tipicamente barocche: ora fisse, ora stranianti, ora spoggiate, ora graffianti. È una prospettiva radicale, senz’altro discutibile e non priva di leziosità, ma non di meno intrigante nel momento in cui si decide di consegnare al disco due lavori celebri come le sinfonie n. 5 e 8 (Incompiuta). Certo, non si può dire che anche in questo repertorio gli approcci “all’antica” siano una rarità, ma Emelyanychev, a fronte di una moda ormai straripante, dimostra una concezione propria, che non è né quella dei massimalisti della prassi, né quella classicistica alla Mackerras – che giunse, con medesima orchestra, a esiti molto interessanti ormai diverso tempo fa – ma una prospettiva personale del suono e dello sviluppo della pagina, che svela al tempo stesso dettagli inattesi e una identità d’interprete affascinante. Chiude il disco il Rondò in La maggiore D 438 (1816) che mantiene il tono sottilmente esitante e la dovizia di colori “spenti” delle sinfonie, con Stephanie Gonley nella parte solistica del violino.
Paolo Locatelli