Vivaldi – Armida al campo d’Egitto

Vivaldi - Armida al campo d’Egitto

Armida al campo d’Egitto
interpreti S. Mingardo, M. Bacelli, R. Basso, M. Comparato, M. Oro, F. Zanasi
direttore Rinaldo Alessandrini
orchestra Concerto Italiano
3 cd Naïve 30492

Opera giovanile, che svolge un episodio marginale della Gerusalemme liberata: Armida abbandonata da Rinaldo, si rifugia a Gaza e medita vendetta seducendo tre guerrieri del re d’Egitto al fine di rinfocolare la guerra. Opera però incompleta: manca tutto il second’atto, salvo tre arie. Da qui la necessità di scrivere ex novo i recitativi colleganti arie scelte dal vasto corpus vivaldiano come le più idonee a inserirsi nel contesto narrativo. Un restauro non proprio conservativo, direi. Lasciamo da parte le considerazioni in merito alla liceità o meno dell’operazione (peraltro riconducibile all’assai praticata prassi sette- e anche ottocentesca del “pasticcio”), e badiamo al risultato. Che è interessantissimo. Un’opera dove i recitativi sono, se non più belli delle arie, certamente più interessanti dal punto di vista drammaturgico: dinamici, complessi, liberissimi di forma e contenuto. Da quest’ottica s’apprezza la scelta del cast: sei personaggi essendo teoricamente da affidare a voci in sostanza mezzosopranili, si fa cospicuo il rischio di non saper bene chi canta cosa.
Dunque un quasi contralto per la protagonista Sara Mingardo (cantante una volta di più mirabile per tecnica, stile, gusto, fantasia); controtenore per Tisaferno, in origine castrato contralto (Martin Oro fa ascoltare piccoli capolavori di sensibilità), mentre l’altro castrato, Emireno, è mezzosoprano (Marina Comparato non brilla per personalità d’accento ma canta piuttosto bene); Romina Basso è l’altro guerriero egiziano, Adrasto, e il suo timbro scuro e vellutato si differenzia molto bene dagli altri. Il soprano chiaro Raffaella Milanesi è Erminia, mentre alla voce un tantino anonima ma riconoscibile di Monica Bacelli è affidata Osmira: e quindi la differenziazione timbrica è anche qui salva, benché vada detto che questi due personaggi sono ben pallidi (né il loro canto fa molto per ovviarvi) a fronte di quelli di Adrasto, Tisaferno e di Armida. Con la scelta delle arie per il second’atto, l’opera, affidata tutta a brani in tempo mosso quando non proprio precipitoso, incalza pertanto a velocità sostenutissima: Alessandrini è come sempre un musicista che sente il passo teatrale, e la sua direzione ha una pulsione sempre viva e interessante, convincendoci spesso d’ascoltare un grande capolavoro anziché un prodotto d’alto artigianato.
Elvio Giudici


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299 Aprile 2024
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