Donizetti – Don Gregorio

Donizetti - Don Gregorio

[interpreti] P. Bordogna, E. Martirosyan, G. Trucco, G. Valerio, A. Fratelli, L. Scarpellini
[direttore] Stefano Montanari
[orchestra] Bergamo Musica Festival
[regia] Roberto Recchia
[regia video] Matteo Ricchetti
[Formato] 16:9
[Sottotitoli] It., Ing., Fr., Ted., Sp.
2 dvd Dynamic 33579 

Si tratta d’una rielaborazione del giovanile Ajo nell’imbarazzo, che volge in napoletano l’eloquio dell’ajo (ovvero precettore) in questione, introducendo anche qualche sparso dialogo, in omaggio alle convenzioni locali. La musica è quella che è, modesta quant’altre mai: ma offre qualche spunto di comicità a interpreti che sappiano stare in scena, sicché il fatto di guardare ascoltando anziché solo ascoltare, mitiga la sofferenza inferta dalle eterne riscoperte donizettiane che confermano regolarmente come solo quel solito e ormai assodato pugno di opere siano belle, le altre della maturità avendo sprazzi la cui non eccedente durata fa pensare al rossiniano “ma una mezz’ora … un quarto!”, laddove in quelle giovanili passano e ripassano solo formule usuali impiegate con sicuro mestiere. 
Lo spettacolo nacque a Wexford, dove poteva contare sull’estrosa e musicalissima direzione di Michele Mariotti, sostituito a Bergamo dal buon mestiere – che non è la stessa cosa – di Stefano Montanari, alla guida di un’orchestra sempre ai bordi del libera tutti. Immutata invece la regia, che sposta l’ambientazione agli anni Trenta (da cui parecchie e parecchio inutili trovate, tipo Gregorio che accende la radio, cade su un discorso di Mussolini, si schifa e cambia canale deliziandosi a Santa Lucia intonata da Caruso) che consentono alcuni travestimenti femminili in abiti più facili da indossare e più rivistaioli da vedere, con indubbio divertimento facile ma sempre col forte rischio-caccola che tale espediente sempre comporta. 
Paolo Bordogna canta benissimo, venendo a capo senza problemi d’una scrittura abbastanza insidiosa nelle sue frequenti ascese all’acuto e in certi difficili sillabati; la scioltissima disinvoltura scenica fa il resto (ivi compresa la facilità nel passare dal parlato al canto), galvanizzando e tenendo in piedi l’intero spettacolo.  Meno male, giacché la coppia degli sposini segreti si fa ascoltare con fatica, Elizaveta Martirosyan essendo parecchio stridula in alto aggravando così la singolare acidità timbrica, e Giorgio Trucco avendo tutti gli acuti ingolati, che quindi spinge alla disperata. Giorgio Valerio è sfocato vocalmente e sciapo espressivamente, spazzato via nei loro duetti dal senso della parola e dalla verve di Bordogna. 
Elvio Giudici

 


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299 Aprile 2024
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