Handel, Leo e altri – Rinaldo

solisti T. Iervolino
C. Remigio, F. Fernandez-Rueda, L. Castellano
F. Ascioti, D. Savinova
direttore Fabio Luisi
orchestra La Scintilla
regia Giorgio Sangati
regia video Matteo Ricchetti
2 dvd Dynamic 37803
sottotitoli Ita, Eng, Fra, Deu, Jap, Kor

Registrata dal vivo a Martina Franca nel luglio-agosto 2018, questa riesumazione di un “pasticcio” operistico napoletano vecchio di 300 anni esatti evidenzia più di una problematicità. Come si concilia la pretesa di una sedicente edizione critica con il dato reale di un impasticciamento al quadrato basato su vaghe ipotesi circa un repertorio di “arie da baule” e arbitrarie dislocazioni rispetto al testimone librettistico? E perché, in mancanza della musica per gl’intermezzi buffi dei servitori Nesso e Lesbina, affidarli a due voci recitanti importate dal Piccolo Teatro di Milano? Ne guadagna la lunghezza dello spettacolo, riportato alla “filologica” quanto estenuante misura di tre ore e mezza, ma non la coerenza della vicenda. In sintesi statistica: 15 dei 32 pezzi chiusi di questo Rinaldo “voltato alla napoletana” furono scoperti nel 2011 nella biblioteca di un castello del Wiltshire; 216 pagine fra cui solo quattro sono le arie di Handel e il resto del pugliese Leonardo Leo, sommo maestro della scuola napoletana. Per i 17 mancanti all’appello si è fatto ricorso a una compilation di autori coevi: il bolognese Orlandini, i veneziani Porta e Vivaldi, il modenese Bononcini e l’altro pugliese Sarro, compilando poi ex novo parecchi recitativi in modo da adattarli al libretto e cannibalizzando il coro finale dal Rinaldo händeliano nell’originale versione 1711.
Tirando le somme, siamo di fronte non già alla riscoperta di un capolavoro dimenticato (tipica iperbole da ufficio-stampa), quanto alla ricostruzione largamente ipotetica di una prassi comune all’epoca ma in genere poco documentata, ossia la nobile arte del pasticcio operistico. Comprensibile lo sconcerto del maestro Fabio Luisi, esternato in un’intervista a Radio 3, circa il carattere “disarticolato” di questo concerto di arie, troppo divergente dal moderno concetto di autorialità. Forse per questo la sua autorevole bacchetta si è mantenuta entro la comfort zone di una prudente e metronomica lentezza, alquanto a discapito del brillante ensemble svizzero con strumenti antichi che accompagnava i cantanti. Fra questi emergeva la versatile Carmela Remigio, un’Armida egualmente convincente nelle scene di seduzione e in quelle di furore. Meno all’altezza, per eccesso di vibrato e qualche forzatura nel registro grave, il mezzosoprano Teresa Iervolino come un baffuto Rinaldo, ruolo titolare di nome e di fatto cui andava la parte del leone con otto arie fra cui tre di fila, oltre a due duetti e un quartetto. Bene i comprimari Loriana Castellano (Almirena) e Francesca Ascioti (Argante); non più che decoroso il Goffredo tenorile di Francisco Fernandez-Rueda.
Sono ancora rose e fiori rispetto al risparmioso allestimento scenico diretto da Giorgio Sangati, allievo a nostro avviso degenere di Luca Ronconi. Il suo Konzept, derivato per li rami dal filmaccio farinelliano di Corbiau, consiste nel parallelo fra i castrati del Settecento e le icone della popular music anni 1980. Al posto della guerra fra Crociati e Saraceni, oggi avvertita come politicamente scorretta, abbiamo qui un confronto fra divi rockettari e metallari: Elton John e Freddy Mercury contro i Kiss, tanto per intenderci; mentre fra le donne ecco Armida abbigliata come Cher (fortuna che il fisico glielo consente), Almirena travestita da Madonna nel senso di Veronica Ciccone, e via arruffianando un pubblico di ex giovani non sappiamo quanto rappresentato nel cortile di Palazzo Ducale a Martina Franca. Un Helzapoppin’ di mezza estate che i dvd della Dynamic riprendono con l’impassibile oggettività di un documentario e con una microfonazione invero troppo squilibrata a favore delle voci, proprio come per un megaevento (ba)rock.
Carlo Vitali

 

 

 

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