Giovanni Morelli – Prima la musica, poi il cinema

Giovanni Morelli - Prima la musica, poi il cinema

editore Marsilio
pagine 123

C’è una musicologia che elenca, cataloga, documenta. E mette a disposizione un’infinità di dati e informazioni utili – in un secondo momento – a ricostruire contesti.  All’altro estremo ce n’è un’altra – minoritaria ed elitaria – che invece parte da intuizioni fulminanti, e aprioristiche, e che poi spande inchiostro per dimostrarle. Tanto l’una è metodica e volutamente prosastica, quanto l’altra è geniale e intricata, a volte oscura. Giovanni Morelli, lo studioso veneziano professore di musicologia a Ca’ Foscari e direttore del braccio musicale della Fondazione Cini scomparso  qualche settimana fa, apparteneva alla seconda categoria. Anzi la rappresentava. Lo ha dimostrato anche nel suo ultimo libro, dove s’impegna in una tesi tanto ardita quanto affascinante: la musica per film non nasce come “colonna sonora”, ma è “mamma della cinema”; e cioè il cinema “è stato presagito dalla musica occidentale”, e la musica “ha avuto nel cinema il premio di un’evoluzione che la attualizza nei rapporti col pubblico”. Prima la musica, poi il cinema, come dice il titolo. E l’iperbole – per stare in piedi – chiede altri illuminanti paradossi, che l’autore definisce “sventatamente gioviali”: che sia esistito un “pre-cinema” ideale e ipotetico prima dei Fratelli Lumière, dotato di una sua lunga storia pre-novecentesca. Addirittura settecentesca. Cinematografici ante-litteram sarebbero dunque sia la prosa di Diderot e compagni illuministi che – ad esempio – il corpus delle 555 Sonate di Domenico Scarlatti, tanto “pseudo-narrativa/anti-narrativa” l’una quanto “descrittiva ma anti-narrativa, narrativa ma anti-descrittiva” l’altro. Insomma, comincia un percorso iniziatico che tocca quattro “casi clinici”: il Bresson-Cocteau di Les dames du Bois de Boulogne, il Kubrick-Schubert di Barry Lyndon, il Fellini-Zanzotto di Casanova di Federico Fellini e il Gluck-Gaál dell’Orfeo ed Euridice, film opera del 1986. Così parlò Morelli. E tu, lettore legittimamente pigro, tieniti lontano.

di andrea estero


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299 Aprile 2024
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