ensemble Phantasm cd Linn 759

Le opere-mondo, come l’Arte della Fuga Bwv 1080 di Bach, sono popolate da abitanti di specie assai diverse: clavicembalisti solitari alla ricerca di trascendenza, pianisti ossessionati da soggetto e controsoggetto, organisti tentacolari, quartetti intenti a cercare dove e come si arrivi alla fine del tempo (cioè dove Johann Sebastian lasciò in sospeso, mettendo in musica l’attimo della morte umana). Fra questi ultimi, i quartetti di viole da gamba si riconoscono perché in alcuni casi (Savall e i suoi) lasciano la porta aperta al dialogo con altri suoni (per esempio fiati e tastiere), in altri (l’ensemble Fretwork, per esempio) creano un suono iper-compatto e financo compiaciuto nel risultare ora tagliente ora nasale. Phantasm non rinuncia alla tipica parentela timbrica che accomuna le viole (e che alla lunga le fa assomigliare a una strana fisarmonica) ma si affianca nei canoni a un organo (suonato da Daniel Hyde). Tutto sembra accadere nella notte, in un’oscurità nella quale a poco valgono i “costumi” (per esempio francesi) che pure Bach propone alla sua musica. L’attenzione precipua è rivolta all’articolazione e al disegno, ricalcato con una fiducia che giunge fino a sacrificare gli spunti di ornamentazione, in un’interpretazione densa, matura ma che ci è parsa più incline al pessimismo che a quel senso di umana pietà che crediamo abbia animato l’intera attività di Bach.
Carlo Fiore




