Ravel Maurice

Ciboure – 7 marzo 1875 / Parigi - 28 dicembre 1937

Ravel Maurice Antiaccademico e nazionalista. Come la maggior parte dei compositori della sua generazione. Quelli che si schieravano a grandi proclami dalla parte della Grande Guerra. In Italia, per esempio. Voglia di mostrare i muscoli, per affermare il primato culturale della nazione di appartenenza, quando ci si azzuffava per rivendicare la “scoperta” della forma sonata, dell’opera, della musica per danza. Quale popolo ha composto quella musica per primo? Era questo il clima in cui visse Maurice Ravel. E che lo portò ad arruolarsi nell’esercito francese per 18 mesi (l’aviazione lo scartò, dovette accontentarsi di un posto da carrista, finì poi per guidare l’ambulanza). Era convinto che il conflitto mondiale avrebbe cambiato completamente l’assetto del mondo. Una società ormai invecchiata, che si specchiava nei modi di un sapere musicale attardato su vecchi modelli. Quell’accademia lo bocciò più volte al Prix de Rome, banco di prova per giovani e ambiziosi compositori in erba usciti dalla classi del Conservatoire (solo nel 1901 conquistò il secondo posto, con la cantata “Mirra”). La ribellione trovava sfogo nella costituzione di gruppi artistici alternativi all’intellighenzia dominante: prima gli “Apache”, vita sregolata e forte inclinazione al consumo di alcolici; poi, con la prima maturità, la “Società musicale indipendente”, gemella delle tante associazioni moderniste che, anche in Italia, segnavano l’avvento del nuovo secolo. Ecco, la musica di Ravel nasce da tutto questo: vitalismo, giovanilismo, orgoglio nazionale (molte sue musiche si ispirano a un mitizzato passato della musica francese). A cui va aggiunta forse anche l’origine basca (nato vicino a Biarritz, nella regione basca francese, da madre basca e padre svizzero), lo spirito laicista, ateo, l’amore per la classicità.

La bandiera della modernità, sventolata per tutta la vita come un vessillo (Stravinskij lo paragonò a un orologiaio svizzero per la precisione dei meccanismi musicali), diventerà alla fine un boomerang. Nel 1932 fu coinvolto in un incidente d’auto che lo paralizzerà progressivamente, fino alla morte, sopraggiunta il 28 dicembre 1937, in seguito a un intervento chirurgico al cervello.

Andrea Estero


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