Gatti e Tristano: l’arte dell’attesa

L'intervista di Classic Voice al direttore milanese che domenica inaugura la stagione dell'Opera di Roma

 

Daniele Gatti-- Chiefconductor Royal Concertgebouw Orchestra Photo: Marco Borggreve

Daniele Gatti– Chiefconductor Royal Concertgebouw Orchestra
Photo: Marco Borggreve

Maestro la incontreremo più spesso a Roma?
“Vedremo. Il teatro è in netta ripresa, conosco il sovrintendente Fuortes e il direttore artistico Vlad. Ma adesso parliamo di Tristano”.
Volentieri. Iniziamo dalla sensualità di questa musica?
“La sensualità è legata al cromatismo che a sua volta è legato alla drammaturgia. Il mondo di Tristano e Isotta è del tutto diverso rispetto al mondo di Re Marke, di Kurwenal, di Brangäne, personaggi legati ad una struttura armonica leggibile, che segue un’arcata e si conclude con un andamento cadenzale”.
Il cromatismo distingue dunque il carattere dei due protagonisti?
“Tristano e Isotta sono irrisolti, divagano sempre. Diventano espressione musicale della Sehnsucht, a mio avviso la parola chiave per comprendere l’opera. Non tanto desiderio, ma attesa. Vivere l’attesa fino in fondo”
Un’attesa che non deve, né può avere fine, risolversi?
“Cantare un inno alla notte per attendere l’alba, per attender la notte seguente, per attendere ancora. Una brama che non si può appagare”.
Atto primo. Lei cerca lui e quando lui finalmente appare, inizia un lungo episodio strumentale. È questa la brama?
“Episodio lunghissimo e irrisolto. Questa doppia realtà musicale e drammaturgica – un accentuato cromatismo e un’inappagabile brama – distingue i due protagonisti dagli altri caratteri, tutti, sia pure in modo diverso, più concreti. È il loro privilegio ed è anche la loro condanna”. (Continua)

Sandro Cappelletto

 

(L’intervista completa è pubblicata sul Classic Voice n. 210, novembre 2016)

 


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