Britten, Liszt,Tosti

tenore Francesco Meli
pianista Matteo Pais
cd Opus Arte 9019
prezzo 16,60

Britten,-Liszt,Tosti

Che in recital un tenore italiano canti Tosti o quattro arie d’opera (Lombardi, Roméo, Duc d’Albe, Manon), è abbastanza comune, quantunque oltremodo inconsueto è che li canti così bene e benissimo li interpreti. Già meno comune l’includere i Tre sonetti del Petrarca, che Liszt riserva a voci tecnicamente ferratissime onde affrontare tessiture così impervie, pretendendo poi quel ventaglio espressivo che renda giustizia all’ispirazione che in un Liszt suscitava un Petrarca. Ma che un tenore italiano già solo affronti Britten, susciterebbe ammirazione: cresciuta a dismisura dopo l’ascolto, considerato il livello cui Meli s’attesta in questo recital del 2009.
I Sette sonetti di Michelangelo, benché esordio di Britten nel ciclo vocale cameristico, sono già un capolavoro, ma restano tra le sue cose più difficili da eseguire. Estremamente arduo è prima di tutto dipanare versi ostici come pochi: e la sempre straordinaria dizione di Meli qui raggiunge un vertice assoluto. Difficilissimo è assicurare morbidezza e omogeneità a una linea chiamata a saliscendi continui che per giunta battono con insistenza sulla zona del passaggio di registro: ma ascoltiamo ovunque suoni resi luminosi, facili e scorrevoli da un’emissione tutta sul fiato che poggia e si proietta in modo impeccabile. È però ancora più arduo trovare il colore giusto, la sfumatura più appropriata, il rilievo da conferire alla parola che meglio definisca lo svariare degli stati d’animo in quest’esplorazione – amara, disincantata, ironica, pensosa, umanissima – dell’amore, schizzata da Michelangelo in versi di scabra, rocciosa austerità e da cui Britten estrae la musica segreta dell’anima, proprio come fa lo scultore col marmo: qui, Meli sciorina tutte le credenziali che ne fanno non solo il tenore italiano migliore dei nostri giorni nonché l’unico capace di raccogliere l’eredità di Pavarotti, ma uno degli artisti più completi e stimolanti di tutto il panorama lirico contemporaneo.
Elvio Giudici

 

 

 

 


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