Love Songs

Love Songs

mezzosoprano Anne Sofie von Otter 
pianista Brad Mehldau
2 cd Naïve V5241

Ognuno la pensa a modo suo, circa il cross-over. A me, diverse esperienze spiacevoli inducono ad avere fieri sospetti e malpredisposizione all’ascolto. C’è sempre l’eccezione, beninteso: ma solo di rado altrettanto eclatante di quella offerta da questo doppio album. Brad Mehldau è uno degli esponenti di punta del jazz moderno, tanto come solista quanto nell’ambito del celebre trio che porta il suo nome: molto belli i suoi brani originali, e tra i più riusciti di sempre gli arrangiamenti di canzoni ultracelebri, in entrambi i quali la sua formazione classica traspare con magnifica e modernissima evidenza. La collaborazione con la von Otter suscitò all’inizio qualche legittima perplessità, stanti la compostezza e il rigore da sempre connaturati a una cantante non famosa per la sua estroversione e pertanto, sulla carta, non portata all’improvvisazione che del jazz è pane quotidiano: ma ogni riserva venne ben presto spazzata via nel corso di recital acclamatissimi che trovano ora consacrazione in questo doppio cd. Un po’ sparagnino come durata, a dire il vero, passando di poco, nella sua totalità, gli ottanta minuti: ma quanto a contenuto, oro colato.
Il primo cd è dedicato a un ciclo di sette brani che Mehldau ha composto avendo in mente la voce che qui li canta. Esecuzione dunque paradigmatica di musiche dove la semplicità deriva da una perfetta integrazione delle singole parti: densità di melodie sovrapposte, libertà ritmica, fluido scorrere melodico, perfetto equilibrio stabilito con la voce, come e anzi meglio del ciclo Love Sublime inciso con Renée Fleming: bello, ma nel quale la sintonia tra accompagnamento e canto non mi pare attinga alle vette raggiunte invece dalla formidabile gamma di chiaroscuri trovata dalla von Otter. Che colora ogni frase e ogni parola senza disperderle in un gradevole puntillismo cromatico ma crea un’atmosfera unitaria, sospesa in una densità espressiva straordinaria.
Addirittura eccelso, però, il cd dedicato agli arrangiamenti. Canzoni tutte evergreen, ripensate con una sensibilità quasi morbosa per le atmosfere, col plasmarsi della forma testuale all’interno d’una liberissima eppure rigorosissima cornice pianistica. Indicarne una come migliore delle altre è pura questione soggettiva, ma personalmente vado pazzo per Barbara, il cui magnifico Pierre si muove in un’ariosità danzante meravigliosa; e ancor più sono legato a una delle canzoni per me più belle di quel geniale poeta che era Jacques Brel, la Chanson des vieux amants, quella dove c’è quel verso sublime “il nous fallut bien du talent / pour être vieux sans être adultes”, che come la von Otter lo canta e Mehldau l’accompagna, se non ci si scioglie di commozione qualcosa proprio non va in quel vecchio arnese che ci portiamo in petto.


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299 Aprile 2024
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