Ravel L’heure Espagnole, Bolero

INTERPRETI I. Druet, T. Dolié, J. Behr, L. Felix, J. Teitgen
DIRETTORE François-Xavier Roth
ORCHESTRA Les Siècles
CD Harmonia Mundi 905361

Quinto disco consacrato a Ravel da un complesso di strumenti d’epoca tra i migliori, autori di autentiche scoperte sonore (una registrazione dei Quadri di Musorgskij-Ravel, appaiati alla Valse, che ho ascoltato tre volte di seguito perché mi sembrava sempre di scoprire cose nuove in musiche arciascoltate): ed ennesima riuscita maiuscola. Non saprei dire perché le due brevi opere di Ravel – capolavori assoluti di teatro in musica – compaiano abbastanza raramente in teatro ma in fondo anche in disco: questo, a me è sembrato superiore alla celeberrima incisione Decca di Ernest Ansermet con la Suisse Romande, cosa che non avrei creduto sarebbe mai stato possibile. Penso che tutto si riassuma in una parola: charme. Un mix di ironia, di sensualità tutta di testa, fatta di chiaroscuri e languori solcati però da guizzi vetriolici di carnosità: qualcosa che Ravel costruisce attraverso la sua ineguagliabile capacità di scegliere lo strumento o l’amalgama giusti per ogni momento, unita a vite doppia con una fantasia ritmica non meno che diabolica. Roth è al riguardo formidabile, guidando un cast francofono composto da quel genere d’artisti che non sai mai se stanno cantando o recitando, e comunque non ti interessa, tanto comunicativo e personalissimo è il loro modo d’esprimersi. Quanto al Bolero, nella sterminata sua discografia quest’incisione (nella quale compaiono due tamburi baschi in luogo del consueto tamburo, un sarrusofono – quasi analogo ma non del tutto al sassofono – e anche quelle castagnette presenti nell’autografo ma poi, che peccato, espunte da Ravel): quest’incisione, dicevo, per me sta ora nella pattuglia di testa, e per giunta molto in alto.
ELVIO GIUDICI


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