Mozart – Sinfonie n. 39, 40, 41

Addio a sir Neville Marriner, appena pochi giorni fa sentito con l'Orchestra di Padova e del Veneto
direttore Neville Marriner
orchestra di Padova e del Veneto
teatro Verdi
giovedì, 29 settembre
marriner-1 PADOVA – Nella notte tra sabato e domenica si è spento Sir Neville Marriner mentre riposava nella sua abitazione a Londra. Solo pochi giorni prima si trovava in Italia alla guida dell’Orchestra di Padova e del Veneto per quello che rimarrà l’ultimo concerto di una ricchissima carriera musicale, condotta con una particolare predilezione per l’opera di Mozart. Un concerto straordinario con l’esecuzione delle ultime tre Sinfonie del genio salisburghese, organizzato per richiamare l’attenzione sul 50° anniversario della costituzione dell’orchestra padovana, i cui festeggiamenti si svolgeranno lungo l’intero corso della seconda stagione sinfonica ideata dal direttore artistico e musicale Marco Angius.
Se confrontata con la raggiante vitalimarriner-2tà manifestata nell’esecuzione dei capolavori sinfonici di Mozart, la triste notizia non può che lasciar sbigottito il mondo della musica e il pubblico accorso numeroso al Teatro Verdi di Padova. Ne è un esempio la carica vitalizzante riversata nell’Allegro che conclude la Sinfonia K 543, qui alimentata a partire dall’intimo raccoglimento dell’Adagio iniziale che contraddistingue questa Sinfonia dalle altre. Preziosi i contorni che alimentano un raffinato senso del fraseggio, capace di innescare le fantasie più pure e nel contempo di sedare i più istrionici slanci musicali. Per non parlare della densità con la quale ha avviato il tema iniziale della successiva Sinfonia in sol minore, pur di sottolineare con contagioso entusiasmo quanto l’incipit tematico dell’iniziale Molto allegro venga sottoposto a una continua elaborazione che investe ciascun movimento, creando una sorta di filo conduttore tra le parti capace di fortificare l’intera opera. Un ponte ideale che conduce all’edificazione della straordinaria solidità espressa dalla tonalità d’impianto dell’ultima sinfonia, esemplare punto di contatto tra la massima elaborazione contrappuntistica e la più radicale sperimentazione timbrica.
Sir Neville Marriner vantava uno speciale approccio musicale radicato sin dall’inizio nell’arte della musica da camera, della quale era attivo come violinista ancora prima di maturare una brillante carriera da strumentista alla London Symphony Orchestra. Dopo gli studi musicali condotti al Royal College of Music al fianco del biografo del compositore Edward Elgar, si specializza a Parigi per inserirsi poi in varie formazioni quartettistiche. Il bisogno di assecondare la straripante indole musicale porta Marriner a lasciare momentaneamente l’Europa per seguire i corsi di direzione del leggendario Pierre Montreux negli Stati Uniti, figura di riferimento sia per il repertorio storico che per la nuova musica. Queste esperienze confluiranno ben presto nell’esigenza di costituire una nuova orchestra formata dai più abili musicisti del momento, che sia capace capace di elevare le competenze maturate nell’ambito cameristico al repertorio sinfonico. Dopo il leggendario concerto tenuto in quel lontano 1959 nella chiesa che ispirerà il nome della nuova orchestra, Sir Neville Marriner fonda la Academy of St Martin in the Fields. Si avviano così i primi contratti discografici che nel tempo confluiscono in un catalogo ben più cospicuo, che vanta oggi alcune centinaia di dischi per le etichette più autorevoli, all’interno del quale spicca l’incisione della colonna sonora del film Amadeus del regista Miloš Forman che gli valse nel 1985 il Grammy Awards per il miglior album. L’importante attività concertistica avviata parallelamente nei festival e nelle sale di tutto il mondo, lega la Academy of St Martin in the Fields a Marriner fino al 2011, anno in cui il direttore inglese ne diventa presidente onorario.
La profonda conoscenza del repertorio maturata in una vita in musica trova così l’espressione più profonda nell’esecuzione dell’ultimo gruppo sinfonico di Mozart, eseguito a Padova in un unico respiro interpretativo sulla scia del fuoco compositivo che ha segnato la genesi di queste opere, come ultimo profondo omaggio di un grande musicista.
Alberto Massarotto

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