Pergolesi/De Simone – Pergolesi in Olimpiade

Pergolesi/De Simone - Pergolesi in Olimpiade

interpreti L. Polverelli, M. Grazia Schiavo, R. Milanesi, M. Milhofer 
direttore Alessandro De Marchi
regia Roberto De Simone  
teatro San Carlo  
NAPOLI
 

NAPOLI – Nell’intervallo, diversi spettatori hanno lasciato la sala, all’inizio gremita. La gran parte è rimasta, e alla fine applaudiva con calore. È l’immagine eloquente di uno spettacolo, anzi di uno spettacolone, che ha lasciato profondi dubbi, ma ha catturato il favore del pubblico che ama il kolossal. Per celebrare il recente tricentenario della nascita di Giambattista Pergolesi, il Teatro di San Carlo ha inaugurato la nuova stagione con Pergolesi in Olimpiade, azione melodrammatica da L’Olimpiade di Pergolesi appunto, revisionata e “aggiornata” da Roberto De Simone, che firma anche la regia. Un’operazione complessa, e per certi aspetti macchinosa. Alla base c’è il convincimento della legittimità di un certo margine creativo-improvvisativo, ben presente nella prassi esecutiva dell’epoca barocca, margine che nel primo Settecento intendeva assecondare virtuosismi esecutivi e desideri di novità nel pubblico, come si sa. Su tale assunto, De Simone  – profondo conoscitore di quel periodo e della scuola napoletana –  ha smontato l’originale, e ha rimontato e composto una sua ideazione, secondo lui più consona e vicina al gusto di oggi, e dunque più fruibile dallo spettatore odierno. Piazza pulita di qualsiasi intento filologico, quindi, visto anzi come sottoprodotto necessariamente inattendibile e di “falso antiquariato”. Via i recitativi del testo metastasiano, sostituiti da intermezzi violinistici e da singoli interventi di strumenti moderni  – marimba, vibrafono, chitarra elettrica, fisarmonica, mandolino, sassofoni, tamburo e piatto sospeso, arpa, quartetto d’archi, e altro –  con orchestra rinforzata e assemblata in due gruppi simmetrici, farciti di fiati pronti anch’essi a moderne digressioni. Del tutto regge con sicurezza le fila il direttore, Alessandro De Marchi. Ogni brano parte da Pergolesi, ed è poi interpolato da sincopazioni e da improvvisazioni jazz pop rock, e anche dal contributo di una vocalist affiancata da pianista pop e speaker. Ovviamente De Simone scrive benissimo, e qualche pezzo funziona proprio a dovere, come nella settecentesca forma del pasticcio. Gli interpreti, moltissimi, sono volenterosi, e tra le voci emergono quelle di Laura Polverelli, Maria Grazia Schiavo, Raffaella Milanesi, Mark Milhofer. Ma è l’impresa nel suo insieme che non convince, e risulta manierata, pretestuosa, e in fondo anche noiosa, nonostante i propositi modernisti. Sfrondato Pergolesi, inserito De Simone che largamente apre al nostro tempo, domina il gusto baroccheggiante dell’eccesso, soprattutto, si badi, nei rifacimenti. E a tali scelte si adeguano, sotto le luci di Guido Levi, le scene traboccanti di Mauro Carosi, e gli opulenti costumi di Odette Nicoletti, che contribuiscono ad appesantire il tutto. Con buona pace dell’obiettivo di alleggerire e aggiornare…

Francesco A. Saponaro
 
 

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