Dvorak Concerto per violoncello e orchestra in Si minore Sinfonia n. 9

violoncello Ettore Pagano
direttore Donato Renzetti
orchestra Haydn
teatro Russolo

Il Festival di Portogruaro premia il violoncello d’oro di Pagano
La naturalezza quasi ovvia, spontanea, sorgiva, con cui Ettore Pagano risolve anche i più complicati passaggi del secondo Concerto per violoncello di Dvorak è qualcosa di ammutolente. E così anche il teatro Russolo, per l’ultimo appuntamento del Festival di Portogruaro, è rimasto col fiato sospeso nel guardare questo biondo ventenne romano, sorridente ma non sfrontato, cavalcare le espansioni liriche di Dvorak con una maturità interpretativa che ha dell’inspiegabile, se ci si limita solo all’anagrafe. Il curriculum, invece, parla già di oltre 40 primi premi assoluti nei concorsi nazionali ed internazionali, compreso il prestigioso “Khachaturian” di Yerevan (giugno 2022) dove nella doppia prova finale con orchestra Pagano eseguì prima il Concerto di Elgar e poi il Concerto-Rapsodia di Khachaturian, forse il pezzo concertante tecnicamente più difficile mai scritto per lo strumento.
Ma se la Rapsodia richiedeva un indomito atletismo, in Dvorak la partecipazione affettiva e il gioco di scambi con l’orchestra valgono assai di più. Pagano si conferma anche un eccellente interlocutore dell’Orchestra Haydn guidata da Renzetti, senza mai perdere controllo, lucentezza, eloquenza, ma soprattutto senza mai ricorrere a effettacci corporei appariscenti. Al termine della meritata ovazione, e prima della Nona Sinfonia, un bis di Giovanni Sollima, Lamentatio, in cui al violoncellista è richiesto anche di cantare una sorta di nenia orientaleggiante. E il ragazzo sa fare benissimo pure quello.
Luca Baccolini


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