Messiaen – Saint François d’Assise

Messiaen - Saint François d’Assise

[interpreti] R. Gilfry, C. Tilling, H. Delamboye, T. Randle, A. Arapian
[direttore] Ingo Metzmacher
[orchestra] The Hague Philharmonic
[egia] Pierre Audi
[regia video] Misjel Vermeiren
[formato] 16:9
[sottotitoli] It., Ing., Fr., Ted., Sp., Ol.
[dvd] 3 Opus Arte OA 1007

La doppia occasione favorevole del centenario della nascita di Messiaen e d’un allestimento della sua unica opera ad Amsterdam, (uno dei teatri attrezzati a videoregistrare professionalmente ogni loro produzione, offerta poi alle diverse etichette dvd che possono pubblicarla subito o dopo qualche tempo: lungimiranza allo stesso tempo commerciale, promozionale ma anche artistica che da noi – Scala in testa – sono ben lungi dall’aver compreso, perpetuando così una cecità gestionale d’antiche e consolidate radici) fa sì che approdi al dvd lo spettacolo di Audi, anziché quello supercelebre di Peter Sellars scelto da Gerald Mortier a inaugurare la sua gestione sia del festival di Salisburgo sia di quello della Ruhr.
Iniziativa coraggiosa, dunque: premiata dall’eccellenza d’una realizzazione esemplare. Innanzitutto, Metzmacher dirige benissimo: all’insegna dell’energia e dell’agogica spedita in luogo del languore metafisico; e dove l’attenzione estrema al dettaglio s’iscrive in una visione d’insieme dal potente respiro narrativo e dalla progressione drammatica priva d’alcuna soluzione di continuità. La decisione di Pierre Audi di porre l’immensa orchestra sul palcoscenico, alle spalle dei cantanti, crea spontaneamente un intimismo ideale alla natura dell’opera, senza nulla sacrificare del suo gigantismo sinfonico. L’azione si concentra sul piccolo rettangolo ligneo lievemente rialzato al proscenio, tra pochissimi elementi scenici dal tratto infantile, come potrebbero disegnarli i bambini che circondano Francesco nei celebri tre quarti d’ora della predica agli uccelli: gestualità asciutta, ma mai ieratica e neppure stilizzata, a scansare per quanto umanamente possibile l’effetto oratorio e a sciogliere i fitti simbolismi etico-religiosi alla Paul Claudel del testo.
Molto aiutata in questo dalle eccezionali riprese di Vermeiren, che sfrutta ogni angolatura possibile: il montaggio provvedendo poi a comporre una fusione suono-immagini tra le più esemplari dell’intero catalogo video. Rod Gilfry fa un Francesco tutto diverso da quello di van Dam creatore del ruolo, ma non meno efficace: più terragno, per dir così, meno trascendente ma non per questo meno poetico, oltre al fatto che canta benissimo e con un fior di voce. Discreta Camilla Tilling come Angelo (ma spero lassù si canti con più levigata morbidezza); grande artista Hubert Delamboye nei panni invero bizzarri del Lebbroso (una guaina di plastica gialla tutta maculata di nero); eccellente il gruppo dei frati, e formidabile l’imponente massa dei centocinquanta coristi.

Elvio Giudici


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299 Aprile 2024
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