Meyerbeer – Gli Ugonotti

interpreti R. Leech, A. Denning, L. Peacock, M. Blasius, H. Welker, C. Capasso
direttore Stefan Soltesz
orchestra della Deutsche Oper di Berlino
regia John Dew
regia video Brian Large
formato 16:9
sottotitoli Ing., Fr., Sp.
dvd Arthaus 102302

die-hugenotten

Chi, per la pubblica opinione odierna, può possedere l’appeal che una volta era appannaggio d’una Regina? Una creatrice di moda, tipo Donatella Versace. Ozi borghesi, adescamenti erotici, tutto il bric-à-brac del parigino Grand-Opéra primo-Ottocento (trionfo ed emblema della borghesia, vera vincitrice della Rivoluzione)? Discoteche moderne, punti di raccolta d’una folla desiderosa d’evasione, di non-pensiero nei confronti d’una realtà avviata verso un futuro oltremodo incerto. Cattolici e Ugonotti? Due società chiuse, entrambe virili, entrambe assolutiste, interscambiabili, ugualmente incomprensibili a chi non ne sia stretto affiliato.
Ma funziona, tutto ciò? Certamente sì: e al meglio qualora, come nel caso di questo allestimento berlinese del 1991 (in lingua tedesca: e i sottotitoli, tanto per cambiare, non contemplano l’italiano), la recitazione sia di scioltezza formidabile, aiutata dalla scenografia neutra che concentra tutta l’attenzione sui personaggi e relativi rapporti conflittuali. L’orchestra suona magnificamente, i cori sono eccellenti, il cast è dominato dalla ragguardevole bravura del tenore Richard Leech, a suo pieno agio nelle altissime stratosfere della tessitura di Raoul e capace di renderlo credibile sulla scena, con una giacca di lamé che fa tanto viveur dannunziano. Angela Denning ha una coloratura molto alla spremuta di limone, ma la sua Marguerite si fa ascoltare senza soffrire poi troppo, al pari della Valentine giusto un po’ troppo impettita e sbrigativa di Lucy Peacock. Come sempre nel teatro riuscito, insomma, il valore totale eccede di parecchio quello ottenibile dalla semplice somma dei singoli addendi.
Elvio Giudici

 

 

 

 

 

 


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299 Aprile 2024
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