Scomparso Aldo Ciccolini, gigante del pianismo italiano

Figura leggendaria, noto più agli appassionati che al grande pubblico, stimato dai grandi direttori

200807831-0670b465-af34-4bd1-b4c3-5dcb995f94c4Ha chiuso gli occhi nella sua casa di Parigi all’età di 89 anni Aldo Ciccolini, uno dei giganti del pianismo italiano, schivo e relativamente poco noto al grande pubblico, figura leggendaria per gli appassionati, in particolare in Italia e in Francia, e testimone di una temperie culturale europea tra le cui componenti emergono la scuola napoletana, quella francese e il mondo di Busoni e di Liszt.
Se le sue condizioni di salute non fossero peggiorate, il pianista napoletano avrebbe dovuto tornare a suonare alla Scala di Milano lo scorso 21 gennaio a 60 anni dal suo debutto scaligero che avvenne nel 1955 diretto da Lorin Maazel. L’ultima apparizione al Piermarini risale al 1994.
La vicenda artistica di Ciccolini ha inizio con l’ammissione, giovanissimo, al Conservatorio di San Pietro a Majella, retto allora da Cilea. Lì studia composizione con Achille Longo e pianoforte con Paolo Denza (allievo di Busoni); si trasferisce a Parigi in seguito alla vittoria al Grand prix international Long-Thibaud nel 1949. Tra i suoi insegnanti nella capitale francese anche Marguerite Long e Alfred Cortot. Ciccolini si impone tra le maggiori figure del pianismo internazionale; lo dirigono tra gli altri Wilhelm Furtwängler, Ernst Ansermet, Dmitri Mitropoulos, Charles Munch, Pierre Monteux, André Cluytens e Carlo Maria Giulini. Celebre il suo sodalizio artistico con Elisabeth Schwarzkopf. Il suo repertorio comprende i capisaldi della letteratura pianistica ma è anche contraddistinto da una inesauribile curiosità musicale: accanto a Scarlatti, Mozart, Beethoven, Schubert, Chopin – e naturalmente Debussy e Ravel – nei programmi dei suoi concerti figurano Clementi, Castelnuovo-Tedesco, pagine poco frequentate di Liszt, Déodat de Séverac, Satie (di cui ha realizzato la prima integrale discografica), Rossini.


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