Arte Scienza 2008

ROMA

Il Crm, Centro Ricerche Musicali di Roma, rappresenta da tempo la più solida e vivace realtà italiana di studio e di applicazione delle nuove tecnologie alla creazione musicale. I due soci fondatori, i compositori Michelangelo Lupone e Laura Bianchini, hanno saputo far crescere un’équipe di collaboratori scientifici, tra loro il fisico Lorenzo Seno, tenendo la barra del timone fissa ad indagare il rapporto dell’arte e della scienza con il contesto sociale contemporaneo. Le loro iniziative si contraddistinguono per la vastità dell’orizzonte, per lo sguardo mai superficiale, per la qualità delle presenze internazionali.
“Saturazioni” è il titolo della sessione autunnale di ArteScienza 2008: “Un chiaro riferimento alle condizioni limite raggiunte dal nostro sistema percettivo e cognitivo rispetto ai modi e ai tempi con cui viene sollecitato dalle tecnologie”.
Saturazione acustica, cognitiva, visiva, dunque culturale: un assedio, ma anche una risorsa. L’astrofisico Paolo De Bernardis ha parlato della saturazione dello spazio cosmico (inevitabile la metafora, nel passaggio dal macrocosmo al microcosmo nostro), il filosofo Bernard Stiegler dello “psicopotere e della captazione dell’attenzione”, una tecnica del marketing e della politica contemporanei.
La parte musicale del festival, dove è stato eseguito anche il già noto Studi per l’intonazione del mare di Salvatore Sciarrino, si è svolta principalmente nel bosco attorno al Giardino del Lago di Villa Borghese. Qui, una raggiera di olofoni, lo strumento di diffusione del suono creato da Lupone –  concave conchiglie in resina  capaci di accogliere e restituire il suono con perfetta fedeltà e a lungo raggio – consentiva alla musica di espandersi e circondare il pubblico, invitato a camminare all’interno dello spazio dell’ascolto. Gli olofoni possono trasformare in sala da concerto qualsiasi luogo, delimitarlo e colmarlo di suoni, di voci.
Voices beyond the Edge è il titolo di un’opera di Nicola Sani per “voce di basso e supporto digitale”, dedicata a Luigi Nono e costruita attraverso un collage di testi degli autori più amati dal compositore veneziano. Una campata di quaranta minuti, un flusso che prende l’avvio da una persuasione di Edmond Jabés – “La subjectivité est révolutionnaire” – particolarmente cara a Nono. Sani concepisce un flusso di suoni sintetici dove si immerge ed emerge la voce di basso, duttile e affettuosa, furente e dolce, di Nicholas Isherwood. Una mai esagerata regia delle luci “saturava” di colori anche lo spazio visivo, e la presenza-assenza di Nono, l’aura leggendaria, ma viva che lo circonda e connota nella memoria, era tutta percepibile.

Sandro Cappelletto

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