Massenet – Werther

Massenet - Werther

interpreti F. Meli, S. Ganassi, S. Gamberoni, G. Caoduro, M. Trempont 
direttore Michel Plasson
regia Marco Carniti
scene Alessandro Chiti
costumi Giusi Giustino
Teatro Regio
PARMA
 

PARMA – Se mai ancora servisse, ecco la dimostrazione di come si possa inscenare uno spettacolo degno, per non dir degnissimo, utilizzando quelle magre decime che l’opera pia della cosa pubblica italiana ti mette a disposizione. Questo Werther parmense c’è riuscito senza batter grancassa, anche se è d’obbligo ammettere che un duo vocale protagonistico  come quello formato da Francesco Meli e Sonia Ganassi non tutti i giorni si può metterlo insieme.(…) La regia portava il nome (a me ignoto) di Marco Carniti, al quale, senza far offesa a nessuno, mi pare di poter riconoscere una discreta parte della qualità davvero alta di questa produzione. E con mezzi  irrisori affatto: uno spazio neutro con parete a fronte e due elementi laterali a inquadrare quel nulla mimando di volta in volta un interno domestico, una piazza, un salotto, un esterno innevato. Ma su tal nulla la regia agita una storia di grande verosimiglianza psicologica e occulta tensione, relegando in genere sullo sfondo i personaggi di contorno alla loro obiettiva insignificanza (è l’unica carta debole di Massenet), in eleganti controluce, omaggio forse alle celebri silhoulettes strehleriane, e nei bei costumi primo Novecento della Giustino.       
Su questo fondale di grande economia e forte pathos la compagnia musicale si dava come pressoché perfetta. Michel Plasson, professionista di sicura tenuta in questo repertorio, ha ottenuto, in ispecie dai fiati, gli effetti voluti; e Francesco Meli era in grande serata: acuti timbratissimi e luminosi, compreso l’impervio si naturale del finale secondo, mezze voci di stupita malinconia giovanile e perfino un buon falsettone nell’aria di sortita; a lui le più accese acclamazioni del pubblico parmense. Ma che aggiungere sulla Charlotte di Sonia Ganassi, la quale è ormai da gran tempo fra le cantatrici più egregie della scena nazionale per l’omogeneità assoluta dei registri e la finezza dell’eloquio? (…)
                                                                                                                             Aldo Nicastro

(la versione completa di questa recensione compare sul numero 133 di Classic Voice, giugno 2010) 


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