Nielsen – Maskarade

[interpreti] S. Milling, N. J.Riis, J. Reuter, G. Stille, P. Elming, H. Fischer, S. Resmark
[direttore] M.Schonwandt
[orchestra] Orchestra Reale Danese
[regia] Kasper Bech Holten
[regia video] Thorleif Hoppe
[Formato] 16:9
[Sottotitoli] Dan., Ing.,Ted.
[dvd] Dacapo 2.110407

L’opera-simbolo danese è piccolo, scintillante gioiello: scritta al principio del Novecento, ambientata nel Sette, la si potrebbe definire una Nozze di Figaro in salsa Feydeau. Oltremodo opportuna, dunque, la decisione d’ambientarla ai nostri giorni, dove trovano cornice immediatamente identificabile e dunque coinvolgente – rispetto a una società in parrucca – il contrasto figli-genitori con relativo conformismo avversato dalla contestazione giovanile; i pruriti senili d’ambo i sessi; il materialismo e il banale qualunquismo che ormai s’infiltrano anche nei sogni degli adolescenti circa il proprio futuro. In più, i divertissements del terz’atto (la festa in maschera dove tutti si ritrovano e rivelano la propria vera natura) assumono una tinta musical dal brio irresistibile, evitando fin l’idea d’ogni frammentazione. Aggiungiamoci un allestimento tenuto su ritmo folle (i due mesi di prove si vedono tutti), con soluzioni tecniche d’ingegnosissima modernità attraversate da alte acrobazie e strizzate d’occhio all‘attualità (il volo dal fondo della platea al palcoscenico assomiglia a quello famoso del Fantasma dell’Opera, e i seriosi ritratti animati degli avi nello studio di Jeronimus sembrano quelli della Hogwarts di Harry Potter), con una recitazione che dire fenomenale è ancora poco, a compenso d’un canto non sempre irreprensibile (il tenore Riis) ma sufficiente, con punte davvero notevoli (il basso Johan Reuter, che fa un servo-padrone machissimo ma di personalità acuta quale quella d’un Figaro; il glorioso Poul Elming, ieri Siegmund e oggi vecchio suocero ancora pieno di voglie), tutti comunque sostenuti ed esaltati dalla spumeggiante, ariosa e duttilissima orchestra.

Ma una cosa proprio non va: il regista televisivo, che ogni dieci secondi muta l’inquadratura sull’orchestra o sul direttore, spezzando di continuo un ritmo narrativo che si dannano l’anima tutti per rendere inesausto, e così si siede continuamente. Roba da far venir voglia d’imitare certi politici nostrani quando promettono d’impiegare i fucili.

Elvio Giudici


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299 Aprile 2024
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