Strauss – Salome

Strauss - Salome

[interpreti] N. Michael, F. Struckmann, P. Bronder, I. Vermillion
[direttore] Daniel Harding
[orchestra] teatro alla Scala
[regia] Luc Bondy
[regia video] Emanuele Garofalo
[Formato] 16:9
[Sottotitoli] It., Ing., Fr., Ted., Sp.
[dvd] Tdk

 

Grandissimo, Harding, in una direzione dura, incisiva, che butta via ogni decadente belluria cromatica mutuata dal solito Moreau in favore dell’aspro carboncino espressionista di Schiele; che stacca tempi rapinosi con dinamiche però frastagliate di continuo; che nel ruvido cozzo di ritmi smozzicati, lacerazioni armoniche, aperture melodiosissime, traccia oscillogrammi di nevrosi mai urlate bensì contorte in dolcezze stravolte subito contraddette da convulsi scatti infantili; che in una concertazione di cristallo ogni linea strumentale te la fa distinguere e seguire quali intrecci di filo spinato che dipanano una progressione psicologica di rapinosa teatralità. Lo spettacolo di Luc Bondy elimina anch’esso sfatte raffinatezze liberty o esotici braceri d’incenso sotto la luna, per immergere la scena nel chiuso d’una stanza del tutto spoglia, grigia e sbrecciata, aperta su due corridoi metafore di “altrovi” misteriosi; e si concentra per intero sui personaggi, creando con la sensazionale Nadja Michael una Salome adolescente, bellissima, il cui infantilismo narcisista si carica di pericolosa, mortifera perversione man mano che la carne avverte i trafittivi fremiti del sesso: le sue danzanti contorsioni-amplessi sotto il sanguinolento lenzuolo bianco che si srotola a partire dalla testa mozza del Battista, sono agghiaccianti ma anche di lancinante pateticità. Altrettanto formidabili l’Herodes adolescente mai cresciuto di Peter Bronder, e il tonante Jochanaan di Falk Struckmann.

Elvio Giudici


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299 Aprile 2024
Classic Voice