editore Edt pagine 200 euro 22
Ma quale ripiegamento interiore, quale ossessione mortuaria. L’ultimo Mozart ha sofferto fin troppo, nell’indagine critica, dell’idea di dissoluzione: non importa se nella bellezza ideale della Clemenza, nell’ingenuità popolare del Flauto o nel fatalismo del Requiem. E invece no. Christoph Wolff ribalta i luoghi comuni e mostra come il triennio 1788-91 vedesse un Mozart euforico, “sulla soglia della mia fortuna”. Avrebbe voluto rinnovare tutti i generi musicali secondo un nuovo “stile imperiale”, al quale lavorava con travagliata lena (lo dicono anche i numerosi abbozzi). Poi, improvvisa, sopraggiunse la notizia della sua morte.
Andrea Estero
