“Le imperdonabili. L’ultima lettera di Etty Hillesum”, di Silvia Colasanti

Macerata, Teatro Lauro Rossi, 27 gennaio; Pesaro, Teatro Rossini, 30 gennaio

Auschwitz_I_entrance_snow FOTO-SILVIA-COLASANTIUn ritratto di una delle più intense e commoventi figure del Novecento, Etty Hillesum, dove a dominare è l’emozione. Questa è Le imperdonabili. L’ultima lettera di Etty Hillesum, la nuova partitura della compositrice romana Silvia Colasanti dedicata alla giovane scrittrice olandese, vittima della Shoah, che ha debuttato, in prima assoluta il 26 gennaio al Teatro Sperimentale di Ancona.
Chi era veramente Etty Hillesum?
“Una giovane e sensibilissima scrittrice riscoperta nel 1981, dopo la pubblicazione dei suoi Diari. Ma soprattutto una donna che ha patito l’esperienza del lager, trasferendosi volontariamente, il 30 luglio 1942, nel campo di concentramento di Westerbork per contribuire ad alleviare le sofferenze degli internati e che finirà i suoi giorni ad Auschwitz dove morirà a 29 anni, il 30 novembre 1943, dentro una camera a gas”.
Una dedica in musica: com’è nata?
“Grazie a Marche Concerti, la rete regionale per la musica classica e contemporanea, che ha commissionato questo spettacolo per il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale che commemora ogni anno, il 27 gennaio, le vittime dell’Olocausto. Dopo il debutto ad Ancona, lo spettacolo ha due repliche a Macerata e Pesaro”.
Che genere di composizione è?
“Non un semplice melologo come si potrebbe pensare vista la presenza di una voce recitante, l’attrice Clara Galante, che impersona Etty, ma piuttosto un ibrido, proprio come tante forme musicali di teatro novecentesco. In scena si esibisce infatti anche un quartetto vocale femminile, il Cantar Lontano, che dà forma alle altre donne del testo, ‘le imperdonabili’ del titolo, ovvero le poetesse del Novecento Cristina Campo, Marina Cvetaeva, Sylvia Plath e Goliarda Sapienza. Si aggiunge il quartetto d’archi Fauves, il set di percussioni di Nino Errera e la regia essenziale, consona ad una sala da concerto, di Alessio Pizzech”.
E il racconto?
“Tutto si lega molto alla scelta poetica e alla drammaturgia costruita ad hoc da Guido Barbieri che si è ispirato, a sua volta, ai Diari di Etty e al saggio di Laura Boella, Le imperdonabili, dove si portano alla luce figure femminili consumate da passioni assolute come quella della scrittura. Ne è uscito un racconto che si svolge in tre parti, un tramonto, una notte e un’alba, storicamente avvenute tra il 5 ed il 6 giugno 1943. Si tratta dell’ultima notte di Etty nella sua casa di Amsterdam, prima di essere rinchiusa nel campo di concentramento di Westerbork. Qui immaginiamo Etty riflettere sul suo passato, rileggendo il suo diario e scrivendo una lettera alla sua migliore amica, Maria”.
Quali scelte stilistiche ha fatto?
“Dovevo sottolineare una notte che, all’inizio, sembra calma per farsi poi sempre più agitata e tormentata. Per questo si muterà gradatamente verso un ritmo più frenetico e frammentato con il prosieguo dei minuti. E quando la notte si spegnerà per lasciar posto all’alba si entrerà in un intenso impasto melodico sul tema di Wiegala, la ninna nanna intonata dai bambini nelle camere a gas, mentre questi, respirando, si addormentavano per sempre. Ed è in questa notte che si faranno sentire, con le voci del quartetto femminile, le poetesse ‘imperdonabili’ del Novecento, donne evocate in Etty come sorelle spirituali che lei non ha mai conosciuto, ma di cui sentirà una vicinanza intellettuale ed umana al di là dei confini del tempo”
Antonio Garbisa


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