Anna Netrebko presenta “Andrea Chénier”

In esclusiva su "Classic Voice" il soprano russo protagonista della prossima "prima" della Scala

Del Sant’Ambrogio milanese Anna Netrebko può dirsi già una veterana. Con Andrea Chénier sarà il terzo “7 dicembre” dal 2011, quasi uno ogni due anni. Per Yusif Eyvazov, il marito con cui condividerà il palco, sarà invece il primo. Tempo per affrontare l’argomento del nuovo ruolo, per lei, e del nuovo teatro, per lui, ne hanno avuto a profusione, dopo il tour che li ha portati, in un mese, in tre continenti e due emisferi diversi, da Dubai a Sidney. “Ma il nostro matrimonio, e lo stare sempre insieme, è il progetto più bello che siamo riusciti ad allestire”, giura lei, appena tornata dall’Australia, alle porte delle prime vere prove con Riccardo Chailly e Mario Martone. Andrea Chénier consacra la sua voce al servizio del “Verismo”. Una vocazione anticipata da un disco-manifesto di un anno fa e da qualche segnale di svolta drammatica in tempi non sospetti con Claudio Abbado.
Quando è cominciata per lei la svolta decisiva verso il verismo?
“Quando stavo cantando Roméo et Juliette (celebre l’allestimento di Vienna del 2006 con Rolando Villazón, ndr). Fu in quell’occasione che percepii che la mia voce poteva spingersi verso un repertorio più ampio. Avevo cantato un po’ di Puccini, ma sono diventata subito interessata a molti più ruoli, suoi e di altri compositori più propriamente veristi. A dir la verità non so dire esattamente quando è accaduto il momento esatto della svolta. Di sicuro sono contenta che sia successo”.
Una scelta di natura o di cultura, sentimentale o altro ancora?
“Penso sia stata soprattutto la mia voce, più che io stessa, a scegliere questo repertorio. E io l’ho assecondata. C’è così tanta musica che amo e a cui posso ancora legarmi. Ma il cambio, se così vogliamo chiamarlo, è stato naturale. Per un motivo semplice: perché la mia voce negli anni è cresciuta. Questo non significa che non sia rimasta in me un’anima belcantista. Credo che il cosiddetto bel canto sia valorizzato da questa connessione. Io, almeno, approccio tutti i ruoli così”.
Andrea Chénier, come molte opere della tradizione verista, contempla frasi brevi, più marcate, scatti repentini verso le zone estreme della voce: come sono entrate queste nuove attitudini nel suo modo di cantare?
“Non è cambiato molto. Cantare frasi più brevi e intense richiede gli stessi appoggi. Sono convinta che la mia tecnica sia diventata più forte cantando le opere del repertorio verista. E che io stessa abbia più tecnica per affrontarle…(continua nel numero 222 di “Classic Voice”, novembre 2017)

Luca Baccolini

 

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